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Avete mai pensato ad un crossfit culturale a Palazzo Ducale? Sapete cos’è il crossfit?
Si tratta di una disciplina ginnica consistente nell’eseguire movimenti tratti da vari sport (corsa, sollevamento pesi, arrampicata), al fine di esercitare il maggior numero di muscoli possibile. Se volete provare a fare un crossfit culturale a Palazzo Ducale potete mettere insieme 5 pittori diversi per una sorta di esercizio di stile che attraversa circa 3 secoli. Anche se le vendite gonzaghesche e il sacco di Mantova hanno derubato Mantova delle opere dei più grandi pittori italiani, è ancora possibile vedere opere di Pisanello, Mantegna, Raffaello, Giulio Romano e Rubens. Eccovi allora la proposta di un crossfit culturale per la prossima volta che andrete a Palazzo Ducale.

Pisanello (1395-1450?)

Gli affreschi di Pisanello sono una delle curiosità di Palazzo Ducale. Fino al 1969 infatti si sapeva che il grande pittore aveva lavorato per i Gonzaga e in una lettera dell’Archivio di Stato si parlava del crollo del soffitto della sala con gli affreschi pisanelliani. Però per 5 secoli si era persa ogni traccia degli affreschi. Sarà Giovanni Paccagnini, allora soprintendente, a riscoprire il Pisanello con una notizia che fece il giro del mondo. Con la tecnica dello strappo si riuscirono anche a recuperare le sinopie, ovvero i disegni preparatori degli affreschi realizzati direttamente a parete. Pisanello dipinse un grande ciclo arturiano con un torneo cui partecipano i Gonzaga, che si riconoscono per i loro colori araldici: il bianco, il rosso e il verde. Alcuni misteri rimangono ancora irrisolti come ad esempio perché il ciclo non fu finito ma sicuramente è una delle opere più belle da vedere a Palazzo Ducale.
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Andrea Mantegna (1431?-1506)

Erano molte le opere che Mantegna realizzò per i Gonzaga ma oggi ne rimane in loco soltanto una: la Camera Picta, meglio conosciuta come Camera degli Sposi. Si tratta di un capolavoro della prospettiva e della ritrattistica dipinto da Mantegna tra il 1465 e il 1474 all’interno del Castello di San Giorgio. In uno dei torrioni angolari il pittore dipinge una scena di famiglia con il marchese e la marchesa e una piccola nana e l’incontro tra Ludovico II e i figli il cardinale Francesco e l’erede Federico. Mantegna compie il suo capolavoro con l’occhio dipinto sulla volta che apre la vista verso un cielo solcato da nuvole leggere. Si rimane affascinati da questo capolavoro del Rinascimento che è talmente ricco di particolari che una sola visita non basta. Un’ultima curiosità: non si tratta di una camera matrimoniale (anche se Camera degli Sposi trae in inganno) ma di uno studiolo, il luogo di lavoro del marchese Federico II che qui riceveva gli ambasciatori.
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Raffaello (1483-1520)

Se dobbiamo essere sinceri non ci sono opere di Raffaello a Palazzo Ducale anche se gli arazzi fiamminghi sono tessuti utilizzando dei cartoni del pittore di Urbino. E’ una serie acquistata dal cardinale Ercole Gonzaga e che era esposta in Santa Barbara e fu portata nell’attuale collocazione durante il periodo austriaco (ricordiamo anche che dal 1866 fino al 1919 gli arazzi erano stati portati a Vienna e furono restituiti dopo la sconfitta dell’Austria nella Prima Guerra Mondiale). Raffaello realizzò i nove cartoni per il papa Leone X Medici che è raffigurato con una berretta rossa in testa dietro San Paolo che predica agli Ateniesi in uno degli arazzi. Gli arazzi vaticani erano pensati per essere esposti nella Cappella Sistina e le invenzioni di Raffaello furono così apprezzate che si fecero varie serie di arazzi come quella conservata nel Palazzo Ducale di Urbino. Un’ultima curiosità: i cartoni di Raffaello sono arrivati fino a noi (7 su 9) e sono esposti al Victoria and Albert Museum di Londra.
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Giulio Romano (1499?-1546)

L’allievo prediletto di Raffaello arriva a Mantova nel 1524 grazie all’intervento di Baldassarre Castiglione e al servizio di Federico II Gonzaga. La prima opera a cui si dedica è la costruzione di Palazzo Te ma a Palazzo Ducale Giulio realizzerà l’appartamento ufficiale del marchese. La sala più famosa è la Sala di Troia che racconta gli episodi più importanti dell’Iliade e propone una volta con scene di battaglia che si sviluppano senza soluzione di continuità. Giulio Romano si ispira ai bassorilievi romani e mette la sua capacità scenografica e teatrale al servizio del marchese e poi duca di Mantova Federico II. Una curiosità è che in questa sala si trova una delle prime immagini (o forse la prima in assoluto sopra il Po) della scultura del Laocoonte che l’artista aveva sicuramente visto a Roma dove era stata scoperta agli inizi del 1500.
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Pietro Paolo Rubens (1577-1640)

Come mai un artista come Rubens decide di venire a Mantova alla fine del 1500? Sicuramente per molti motivi ma anche perché al Palazzo Ducale c’era una collezione di opere dei più grandi artisti italiani da studiare. Il fiammingo svolgerà per il duca Vincenzo I Gonzaga non solo il ruolo di pittore di corte ma anche quello di ambasciatore. Al Palazzo Ducale rimangono solo due sue opere: un piccolo bozzetto ma soprattutto il grande telero che rappresenta la famiglia Gonzaga in adorazione della Santa Trinità. Questa spettacolare pala d’altare era conservata all’interno della chiesa dei Gesuiti a Mantova insieme ad altre due opere che però sono state rubate dai napoleonici. La tela rimasta a Mantova fu tagliata in pezzi per prepararla al trasporto ma si riuscì a tenerla a Mantova: purtroppo furono tagliati frammenti della tela e oggi ha l’aspetto di un puzzle mal riuscito con alcuni pezzi esposti come opere autonome.
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Per approfondire
Pietro Paolo Rubens sulla Treccani