
Prima di abbandonare il 2016 mi fa piacere ricordare un avvenimento di 200 anni fa e in particolare il rientro in Italia dei capolavori rubati durante la dominazione napoleonica dal 1796 al 1814. Una bella occasione anche per visitare la mostra aperta alle Scuderie del Quirinale dal titolo “Il Museo Universale. Dal sogno di Napoleone a Canova” a cura di Valter Curzi, Carolina Brook e Claudio Parisi Presicce (16 dicembre 2016-12 marzo 2017).
E’ proprio il 4 gennaio del 1816 che il “Diario di Roma”, giornale dello Stato pontificio, descrive l’arrivo a Roma dei capolavori con queste parole: «Giunsero in questa Capitale diversi carri contenenti vari dei migliori capi d’opera in Pittura e Scultura, che con trasporto di giubilo e per il Bene delle Arti, ritornano ad associarsi a questi Monumenti Romani, vale a dire a quel centro di riunione ch’è il solo capace di formare gli Artisti e d’inspirar loro la sublimità de’ concetti. Questo avvenimento ha eccitato il più grande entusiasmo del Popolo Romano».

Tornano in quei giorni la statua del Laooconte (che rischiò di essere irrimediabilmente distrutta per una caduta dalla carrozza sul passo del Moncenisio) e la Deposizione di Cristo di Caravaggio insieme a tanti altri capolavori che lo scultore Antonio Canova riuscì a recuperare a Parigi come Commissario dello Stato pontificio.
Le ruberie erano frutto del sogno di Napoleone di creare un Museo Universale al Louvre con opere provenienti da tutte le conquiste territoriali dell’imperatore. Non tornarono solo opere romane ma anche fiorentine, milanesi, veronesi, umbre, marchigiane che andarono a costituire la base dei nuovi musei italiani come ad esempio la Pinacoteca di Brera (fondata da Napoleone nel 1805), la Galleria Nazionale dell’Umbria o la Pinacoteca di Bologna. Ricordiamo tra queste il Ritratto di papa Leone X con i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi di Raffaello (rientrato agli Uffizi il 21 febbraio del 1816) o la pala di San Zeno di Andrea Mantegna (che però arrivò senza le tre tavole della predella, ancora in Francia tutt’ora; una ancora al Louvre e due a Tours).
E per Mantova purtroppo nulla: né la pala della Madonna della Vittoria di Mantegna, né la Natività con Longino e San Giovanni Evangelista di Giulio Romano (tutte e due ancora oggi al Louvre), né la tentazione di Sant’Antonio di Paolo Veronese (oggi a Caen).
La questione dei furti d’arte durante le occupazioni militari è molto delicata e in molti casi purtroppo ancora irrisolta. Noi mantovani abbiamo perso gran parte della “celeste galeria” per la vendita gonzaghesca al re Carlo I d’Inghilterra (e qui visto che c’è lo “scontrino” nulla possiamo reclamare) ma nel caso di Napoleone avremmo meritato di veder tornare almeno alcuni dei capolavori scomparsi. Per fortuna che non pensarono di strappare gli affreschi della Camera degli Sposi.
Per approfondire
Su questo blog sui furti di Napoleone e su Brera:
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