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Archivio di Stato Mantova, Archivio Diocesano di Mantova, Bonifacio di Canossa, Madonna dei Voti, Matilde di Canossa, Rotonda di San Lorenzo, S.Anselmo da Lucca
Mantova non è una città matildica eppure proprio qui nacque Matilde, qui il padre Bonifacio abitava e qui si ritrovò la reliquia dei Sacri Vasi che offrì una grande occasione ai Canossa. Mantova non è la città di Matilde di Canossa perché gli abitanti erano insofferenti al dominio di questa famiglia: troppo vicini rispetto all’imperatore itinerante e che governava a distanza. Basti pensare che nel 1114 quando Mantova torna a Matilde di Canossa dopo 15 anni di dominio imperiale e si diffonde la notizia (falsa) della morte della Gran Contessa i mantovani escono dalle mura, arrivano a Rivalta sul Mincio e demoliscono un castello matildico pietra su pietra. Ma a Mantova restano tracce di questa grande donna e allora oggi proponiamo 5 passi sulle tracce di Matilde a Mantova.
Rotonda di San Lorenzo – per parlare di Matilde a Mantova si deve partire dalla Rotonda di San Lorenzo, un meteorite romanico in una piazza medievale. Non ci sono documenti certi ma la tradizione antichissima e fortissima vuole che sia stata proprio la Gran Contessa a costruire la chiesa nel 1083 nelle forme del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Il padre Bonifacio voleva compiere un pellegrinaggio in Terrasanta ma fu fermato da una freccia avvelenata durante una battuta di caccia a San Martino sull’Argine. La figlia costruì allora la Rotonda che richiama anche la cappella palatina di Carlo Magno ad Aquisgrana. Questo è il luogo dove più forte si sente la presenza di Matilde di Canossa a Mantova e un ospedale per l’anima.
Cappella di San Longino – siamo in Sant’Andrea nella cappella di San Longino o cappella Boschetti. La cappella è della fine del quattrocento e gli affreschi sono di Giulio Romano ma qui occorre venire per parlare dei Sacri Vasi. La reliquia del Sangue di Cristo trovata a Mantova nell’804, successivamente nascosta e viene riscoperta nel 1048 quando Matilde ha solo due anni. E proprio lei vediamo nell’affresco di sinistra in braccio ad una balia mentre assiste alla “seconda inventio” alle spalle della madre Beatrice inginocchiata in preghiera su un cuscino. Per Matilde il rapporto con la chiesa ma soprattutto con l’ordine benedettino sarà fondamentale.
Lapide di Bonifacio di Canossa – il padre di Matilde era sepolto nella chiesa di San Michele a Mantova ma oggi la sua lapide sepolcrale la troviamo murata nel santuario dell’Incoronata. Appena entrati, sulla parete di fronte all’ingresso della sagrestia, sul lato sinistro della finta porta c’è questa pietra nera con la scritta “Hic jacet egregius Dominus Bonifacius illustris Marchio, et Pater Serenissimae Comitissae Mathildis, qui obiit MLII die VI Indict. V.”. Il soprannome di Bonifacio era “il tiranno”, era considerato un simoniaco e sembra tenesse due leoni ai lati del portale del suo palazzo cittadino. Per Matilde però era il padre che purtroppo morì troppo presto, nel 1052 quando la figlia aveva solo 6 anni, perché ucciso con una freccia avvelenata durante una partita di caccia.
Madonna dei Voti – rimaniamo all’interno dell’Incoronata e osserviamo l’affresco della Madonna con il bambino detta dei Voti. E’ l’immagine miracolosa che la tradizione vuole abbia parlato a S.Anselmo, il consigliere politico della gran Contessa. L’affresco era posto sul corridoio che congiungeva la chiesa di San Paolo alla cattedrale di San Pietro e oggi si trova sull’altar maggiore della chiesetta quattrocentesca circondato da reliquie e dai sei corpi incorrotti di beati mantovani (il corpo di Anselmo, è poco più in là sotto l’altar maggiore). Sicuramente anche Matilde avrà pregato davanti a questa immagine, considerata la devozione alla Vergine che la portò a farsi seppellire nella cappella di Santa Maria all’interno del monastero di San Benedetto in Polirone.
Archivio di Stato e Diocesano – forse non ci pensate ma Matilde si trova anche nei documenti conservati sia nell’Archivio di Stato sia in quello diocesano. Matilde era una donna colta: parlava varie lingue e sapeva leggere mentre sulla scrittura ci sono ancora dei dubbi. Eppure la firma della Gran Contessa era già un “brand” e soprattutto comunicava chiaramente la filosofia di questa donna: Matilda Dei Gratia Si Quid Est (Matilde per Grazia di Dio se è qualcosa). Allora è un’emozione unica poter vedere a anche solo sfiorare queste pergamene che raccontano di un medioevo dove Matilde era continuamente in viaggio in tutti i suoi domini anche per mostrare che era ancora in vita e aveva il potere di determinare il destino dei suoi sudditi (la Grancontessa viaggia talmente tanto in vita da viaggiare anche dopo la morte visto che il suo corpo dal Polirone arriverà a Roma a Castel Sant’Angelo e poi troverà finalmente riposo in San Pietro).
Giacomo Cecchin
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