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E’ uscito sull’ultimo numero de La Reggia, la rivista ufficiale della Società per il Palazzo Ducale, un altro mio articolo inserito nel ciclo dedicato al racconto della reggia gonzaghesca. E’ dedicato alla facciata di Palazzo Ducale, fronte di Piazza Sordello.
Qui trovate gli articoli usciti fino ad ora:
1. I nani di Mantova su La Reggia: spigolature “nanesche” a Palazzo Ducale (n. 2/2018)
2. Dentro il Palazzo Ducale visto da fuori: un nuovo articolo per La Reggia (n. 3/2018)
3. Dentro il Palazzo Ducale visto da fuori: la seconda puntata su La Reggia (n. 4/2018)
4. I giardini di Palazzo Ducale su La Reggia (1/2019)

Di seguito il testo integrale dell’articolo pubblicato sul n. 2/2019 della Reggia (ringrazio il presidente Gianpiero Baldassari e il direttore Fausto Amadei per l’ospitalità).

UNA FACCIATA DA LEGGERE
Quando si parla con qualche mantovano doc e gli si chiede l’ultima volta in cui ha visitato Palazzo Ducale sgrana gli occhi e spesso non sa rispondere*. Questo anche perché pensa che per visitare la reggia sia necessario pagare il biglietto ed entrare. In realtà basta anche fare un giro lungo l’intero perimetro, entrare nei cortili e nelle piazze interne (vedi articoli pubblicati in precedenza sulla Reggia) o osservarne la facciata. Sì, perché chiunque passi per piazza Sordello e si soffermi a osservare il fronte di Palazzo Ducale compie già una visita. La facciata infatti è come la pagina di un libro da leggere e racconta la storia della dimora attraverso i vari passaggi: dai Bonacolsi ai Gonzaga fino ad arrivare poi agli austriaci e all’attuale museo. Eccovi allora alcuni suggerimenti per partire con questa visita.
Il primo è dotarvi di una sedia da regista e mettervi proprio al centro di piazza Sordello prendendovi tutto il tempo che serve per osservare. Il secondo è invece stamparvi una copia della “Cacciata dei Bonacolsi”, il famoso dipinto di Domenico Morone conservato all’interno del museo, che offre una splendida vista della piazza** nel 1494, della facciata gotica del duomo (sostituita dall’attuale nel Settecento), e del Palazzo Ducale che è invece identico a come lo vediamo noi oggi. Esistono ancora immagini che fanno vedere il fronte della reggia dei Gonzaga agli inizi del 1900 ed è una sorpresa vedere come non ci sia traccia dei balconcini protetti dalle grate. Si vedono infatti solo normalissime e anonime finestre rettangolari oltre alle bifore dell’ultimo piano e ai merli a coda di rondine. Il Palazzo Ducale è oggi uguale a quello di Domenico Morone perché il quadro fu utilizzato come riferimento per i restauri di inizio ‘900 recuperando tutte le aperture della facciata, un tempo tamponate, e aggiungendo anche i celeberrimi balconcini che tanto colpiscono la fantasia dei turisti e dei mantovani. Ma torniamo alla nostra seggiola e iniziamo ad osservare la sequenza della facciata partendo da destra. Qui troviamo il cosiddetto Palazzo del Plenipotenziario che fu la sede dell’amministrazione austriaca durante il periodo in cui Mantova faceva parte del Lombardo-Veneto. Qui oggi trovano sede la questura, una parte dell’amministrazione provinciale e anche la sede della Società per il Palazzo Ducale. Una curiosità è che nel quadro di Morone si nota anche il passetto angolare che collega l’angolo del Palazzo del Capitano all’edificio che lo affianca. Dedichiamoci ora invece ai due edifici realizzati dai Bonacolsi e poi acquisiti dai Gonzaga con il colpo di stato del 1328: il Palazzo del Capitano con i merli ghibellini e la Magna Domus non merlata. Partendo dal basso e salendo verso l’alto immaginiamo di poter vedere anche quello che si cela all’interno dell’edificio. Il portico monumentale regge infatti un corridoio che corre per tutta la lunghezza della facciata e che la tradizione chiama “del Passerino” perché si riteneva che qui fosse esposto il corpo mummificato dell’ultimo dei Bonacolsi***.
In realtà basta entrare all’interno del Palazzo per vedere che esistono ancora i segni delle pareti lignee che suddividevano questo spazio in molti camerini e se lo si percorre dall’inizio alla fine si notano anche le diverse decorazioni parietali.
Torniamo alla facciata e saliamo alle enormi bifore dell’ultimo piano che danno luce all’immenso salone dell’Armeria. Il salone occupa tutta la lunghezza della facciata del Palazzo del Capitano e tutta la sua larghezza. Oggi purtroppo non è visitabile ma è qui che nel 1459 si tenne la famosa Dieta convocata dal Papa Pio II Piccolomini per lanciare una nuova crociata contro i turchi e riprendersi Costantinopoli. Dietro le finestre che si notano al di sotto del porticato ci sono invece gli spazi dedicati alla Galleria di arte contemporanea del Palazzo il cui ingresso si trova al di sotto del voltone che collega piazza Sordello a piazza Pallone e che era l’antico ingresso del Palazzo Ducale.
Prima di passare alla Magna Domus osserviamo anche i balconcini che sono identici a quelli che si vedono nel quadro di Morone. Uno in particolare solletica la fantasia di chi guarda visto che è chiuso da una grata a tutta altezza che regge una copertura a spiovente. Ma è il momento di passare alla Magna Domus che si differenzia dal Palazzo del Capitano per l’assenza dei merli ghibellini. Secondo alcuni storici in  origine tra i due edifici passava una piccola via della città. Oggi invece sono uniti senza soluzione di continuità dal porticato sotto cui si aprono l’attuale accesso al museo e la biglietteria, ricavata nel voltone che dava accesso al Cortile di Santa Croce. Questi edifici costituiscono il nucleo più antico del Palazzo Ducale e furono voluti dai Bonacolsi, nella seconda metà del 1200, con una facciata analoga al palazzo di famiglia che troviamo di fronte, sempre su piazza Sordello e oggi è chiamato Palazzo Castiglioni (basta girarsi un attimo indietro per osservarlo stando attenti a non cadere dalla seggiola, visto che siamo in lieve pendenza). Il palazzo merlato era la residenza ufficiale del Capitano del Popolo, la Magna Domus invece era la dimora privata e di rappresentanza dei Bonacolsi che così potevano raggiungere i loro “uffizi” senza attraversare i vicoli del quartiere che all’epoca occupava la piazza. Dietro le finestre della Magna Domus troviamo oggi l’Appartamento dell’imperatrice, l’unico ancora interamente arre arredato del Palazzo Ducale, realizzato da Paolo Pozzo per Beatrice d’Este, moglie di Ferdinando d’Austria in occasione del loro passaggio per Mantova. La facciata della Magna Domus presenta finestre tamponate e altri segni del passaggio del tempo e delle vicissitudini della storia. Arriviamo ora alla piccola loggia angolare che segnala la posizione della Galleria dei Fiumi e del Giardino pensile voluto dal duca Guglielmo Gonzaga.
Sotto la loggia, al livello del piano terreno, trovate una curiosità che potrete osservare alzandovi dalla seggiola e avvicinandovi alla grata che chiude un piccolo passaggio. In fondo si nota un cortile illuminato dalla luce del giorno e che è il cosiddetto cortile degli orsi o delle otto facce.
Spostatevi ora sul fianco del Duomo e rimettetevi a sedere osservando questa parte della facciata. Adesso potete intuire la funzione del portico con degli archi stretti e allungati: si tratta del sostegno al terzo lato del porticato che chiude il giardino pensile, mentre le aperture su due livelli, chiuse da grate, che si intravedono in basso danno aria e luce ai due livelli che sorreggono il “giardino in aria”. Proseguiamo ora verso la fine della nostra esplorazione e arriviamo, dopo aver saltato un piccolo edificio di collegamento che è l’unico spazio del Palazzo Ducale, ancora in mani private, all’ingresso monumentale di Piazza Castello. Il voltone è decorato da un frontone triangolare con finestre rettangolari retto da due colonne in aggetto. C’è anche qui una piccola curiosità: se osservate le metope ricavate tra le mensole che reggono la loggia coperta vi troviamo le imprese dei Gonzaga in stucco, simili in tutto e per tutto a quelle che possiamo vedere ancora oggi osservando la facciata di Palazzo Te. Da ultimo arriviamo all’ingresso dell’attuale Museo Archeologico nazionale che occupa lo spazio che fu del teatro di corte: prima quello del Bertani e dopo, a seguito di un incendio, quello realizzato dal Piermarini, l’architetto del Teatro alla Scala di Milano. Dobbiamo ricordare però che questo ultimo teatro, che fu il teatro principale di Mantova durante il periodo austriaco e prima della costruzione del Teatro Sociale nel 1822, non scomparve per un incendio ma fu demolito per lasciare spazio ad un luogo che all’epoca veniva considerato maggiormente moderno e soprattutto lucrativo: il Mercato dei Bozzoli, ovvero i bachi da seta, ed è proprio questa la scritta che ancora oggi possiamo leggere sulla facciata.

NOTE

* È così che si riconoscono i soci della Società del Palazzo Ducale che invece frequentano così assiduamente la reggia da far fatica a distinguere le visite.
** La piazza infatti non esisteva al momento del colpo di stato nel 1328. Lo spazio era infatti occupato da un quartiere della Mantova medievale demolito poi per volere dei Gonzaga.
*** Il corpo del Passerino, al secolo Rinaldo Bonacolsi, era esposto nel museo naturalistico del Palazzo, nel cosiddetto Appartamento delle Metamorfosi, posto nei pressi della Rustica e del Giardino dei Semplici.