Oggi la notizia della morte di Raffaello sarebbe in prima pagina.
Ma nel 1520 l’unico modo era essere a Roma il 6 aprile oppure avere qualcuno che te lo potesse raccontare. A Isabella d’Este lo racconta Pandolfo Pico della Mirandola in una lettera.
Ne parliamo con Luisa Onesta Tamassia, direttore dell’Archivio di Stato di Mantova, che ce la fa vedere e ce ne racconta alcuni particolari.
Venerdì 6 aprile 1520, Roma
E’ il giorno della morte di Raffaello Sanzio.
A 500 anni dalla morte forse è il momento di riscoprire vita, morte e miracoli (imprenditoriali e artistici) di questo immenso artista.
Ecco cosa scrive Pandolfo Pico della Mirandola a Isabella d’Este per comunicare la morte di Raffaello: i segni sembrano ricordare quelli legati alla morte del Cristo. Una curiosità il fatto che segnali che anche Michelangelo non si sente troppo bene. “Anchor che in questi giorni santi ad altro non s’attendi ch’a confessione, et a cose devote, non ho perhò voluto restare de far reverentia ala Ex.tia V., la quale per hora non sarà advisata d’altra cosa che de la morte de Raphaello d’Urbino, quale morite la notte passata che fu quella del Venere Santo, lasciando questa corte in grandissima et universale mestitia per la perdita de la speranza de grandissime cose che se expettavano da lui, quale haverebono honorato questa etade. Et in vero per quello se dice ogni gran cosa se pottea permettere da lui, per le cose sue che già se vegono fatte e per li principii ch’havea datto a magiore imprese. De questa morte li cieli hanno voluto mostrare uno de li signi che mostrorno nela morte de Christo quando lapides scisi sunt; così il palazzo del Papa s’è aperto de sorte che ‘l minaza ruina, e Sua Santità per paura è fugito dale sue stantie et è andato a stare in quelle che feze fare Papa Innocentio. Qua d’altro non se parla che de la morte de quest’homo da bene, quale nel fine deli soi 33 anni ha finito la vita sua prima; ma la seconda, ch’è quella de la Fama, la quale non è subietta a Tempo, né a Morte, sera perpetua, sì per le opere sue quanto per le fatiche de li dotti che scriverano in laude sua, ali quali non gli mancharà subietto. […] Non altro. In bona gratia de V. Ex.tia me rac.do e basogli la mano. Rome, aprillis VII M D xx De V. Ill.ma et Ex.ma Signoria Detto Raphaello honoratissimamente è stato sepulto a la Rottunda ove lui ha ordinato che ‘l se glie fazi a sua memoria una sepultura de milli ducati, et altri tanti ha lassato per dottare la capella ove serà detta sepultura. Ha datto anchor 300 ducati a ciaschun suo servitore. Heri venni nova da Fiorenze che Michele Angelo stasea male. Fideliss.mo Servitore Pandolphi de Pici de la Mirandola