L’Archivio di Stato di Mantova è un tesoro sia come contenuto (i documenti ivi conservati sono incredibili) che come contenitore (l’ex convento dei Gesuiti offre sorprese in ogni luogo). Ecco perché ci siamo tornati con Mantova Segreta.
La puntata è ancora una volta un viaggio nel tempo alla scoperta di luoghi come la base della torre dei Gambulini o la scala elicoidale del campanile per arrivare alla terrazza che consente di toccare la cupola ottagonale della sagrestia.
Alla fine la direttrice Luisa Onesta Tamassia mostrerà le mappe originali del Catasto Teresiano: una Mantova bloccata alla fine del 1700 con la Rotonda ancora nascosta e il Rio che scorre libero in città.
Mantova Segreta non è una trasmissione di attualità eppure lo sembra in questa seconda puntata dedicata all’Archivio di Stato di Mantova (la prima parte la trovate qui): si parla infatti delle epidemie del passato che sono state combattute con mezzi molto simili a quelli attuali.
Giacomo Cecchin vi racconta di gride (i DPCM), di disposizioni ducali (le Ordinanze), di serrate (i lockdown) e di vaccini (nella puntata si parla di quello per il vaiolo, il primo vaccino in assoluto).
“Nessuno si aspetta l’inquisizione spagnola” e invece è arrivata questa pandemia che ci ha riportato in un attimo al tempo dell’epidemie del passato: dalla peste alla Spagnola. In questa puntata di Mantova Segreta Giacomo Cecchin vi porta in Archivio di Stato a Mantova per scoprire documenti che raccontano storie che stupiscono per la loro rassomiglianza alla realtà di oggi.
E’ davvero incredibile vedere come si blocchino i trasferimenti tra gli stati, ogni giorno esca un bollettino che sembra quello della Protezione Civile e chi può fugge in campagna o lontano dalle zone toccate dal contagio.
La mostra è stata aperta un solo giorno domenica 11 ottobre 2020. Quando sarà smontata i documenti rimarranno lì e per chi vorrà sarà sempre possibile andarli a vedere.
Oggi la notizia della morte di Raffaello sarebbe in prima pagina.
Ma nel 1520 l’unico modo era essere a Roma il 6 aprile oppure avere qualcuno che te lo potesse raccontare. A Isabella d’Este lo racconta Pandolfo Pico della Mirandola in una lettera.
Ne parliamo con Luisa Onesta Tamassia, direttore dell’Archivio di Stato di Mantova, che ce la fa vedere e ce ne racconta alcuni particolari.
Quanti mantovani sono entrati almeno una volta nell’Archivio di Stato di Mantova? Ebbene è uno dei luoghi più incredibili da visitare in città perché conserva la memoria storica di Mantova negli ambienti dell’antico Collegio dei Gesuiti. E’ qui che si possono scoprire storie tra le più interessanti, intrighi tra i più segreti e anche capire come, e non stiamo scherzando, un reclamo di un cliente nei confronti di un artigiano apra squarci inediti su Palazzo Te, il marchese Federico II e l’archistar Giulio Romano.
Giacomo Cecchin porta Mantova Segreta all’interno dell’Archivio di Stato di Mantova in compagnia del direttore Luisa Onesta Tamassia. Si parte dalla Cripta… Qui potete vedere l’intera puntata mentre a questo link potete invece guardare tutte le puntate già andate in onda.
Di seguito trovate invece l’incipit della puntata e l’elenco di quelle già pubblicate su questo sito. Continua a leggere →
Oggi 2 maggio 1519 moriva in Francia Leonardo da Vinci (1452-1519) che a volte io definisco un “fallito di genio”. E’ un paradosso naturalmente ma basta pensare alla sua continua voglia di sperimentare nuove tecniche. Ricordate il Cenacolo? E’ proprio la sua natura sperimentale che fa sì che l’affresco necessitasse quasi da subito degli interventi e oggi, nonostante il restauro, sia una pittura quasi evanescente. Stesso dicasi per il Salone del Gran Consiglio in Palazzo Vecchio a Firenze. La battaglia di Anghiari, forse ancora presente sotto gli affreschi di Vasari, vede Leonardo sperimentare l’antica tecnica dell’encausto con un esito catastrofico secondo le fonti: i colori che colavano sulla parete. Anche sui progetti di Leonardo potremmo dire molto: l’artista ebbe una creatività incredibile ma molte delle sue idee non funzionavano o rimasero sulla carta. E’ un po’ quello che succede oggi quando nelle aziende si fanno degli errori e li si chiama ricerca e sviluppo.
Certo che dobbiamo dire che l’artista fu uno splendido promotore di sé stesso. La storia che mi interessa raccontarvi qui è quella di come si propose a Ludovico il Moro, signore di Milano. La sua lettera dovrebbe essere insegnata nelle scuole di marketing come un vero e proprio modello di “elevator pitch”, quel tipo di discorso con cui un imprenditore presenta il suo progetto ad un cliente o ad un possibile investitore. Elevator significa ascensore e viene dall’idea di come fare marketing della propria idea nei pochi minuti di un viaggio tra un piano e un altro al fianco di un possibile finanziatore.
Leonardo scrive a Ludovico il Moro una sorta di lettera di presentazione di quello che sa fare e inizia così:
“… mi exforzerò, non derogando a nessuno altro, farmi intender da V. Excellentia, aprendo a quella li secreti mei, et appresso offerendoli ad omni suo piacimento in tempi opportuni, operare cum effecto circa tutte quelle cose che sub brevità in parte saranno qui di sotto notate”. Ebbene il grande pittore si presenta come un tecnico in grado di creare ponti per superare fossati, togliere l’acqua alle opere di difesa, far crollare le mura o costruire bombarde. Insomma descrive al Moro le sue abilità più utili ai suoi scopi in tempo di guerra e solo alla fine, quando parla dei tempi di pace, gli descrive le sue capacità di architetto, scultore e pittore.
Leonardo realizza il suo capolavoro con la chiusa della lettera: “Et se alchuna de le sopra dicte cose a alchuno paressino impossibile et infactibile, me offero paratissimo ad farne experimento in el parco vostro, o in quel loco piacerà a VostrA Excellentia, ad la quale humilmente quanto più posso me recomando”. Potremmo sintetizzarlo in un famoso slogan pubblicitario: provare per credere.