Oggi 2 maggio 1519 moriva in Francia Leonardo da Vinci (1452-1519) che a volte io definisco un “fallito di genio”. E’ un paradosso naturalmente ma basta pensare alla sua continua voglia di sperimentare nuove tecniche. Ricordate il Cenacolo? E’ proprio la sua natura sperimentale che fa sì che l’affresco necessitasse quasi da subito degli interventi e oggi, nonostante il restauro, sia una pittura quasi evanescente. Stesso dicasi per il Salone del Gran Consiglio in Palazzo Vecchio a Firenze. La battaglia di Anghiari, forse ancora presente sotto gli affreschi di Vasari, vede Leonardo sperimentare l’antica tecnica dell’encausto con un esito catastrofico secondo le fonti: i colori che colavano sulla parete. Anche sui progetti di Leonardo potremmo dire molto: l’artista ebbe una creatività incredibile ma molte delle sue idee non funzionavano o rimasero sulla carta. E’ un po’ quello che succede oggi quando nelle aziende si fanno degli errori e li si chiama ricerca e sviluppo.
Certo che dobbiamo dire che l’artista fu uno splendido promotore di sé stesso. La storia che mi interessa raccontarvi qui è quella di come si propose a Ludovico il Moro, signore di Milano. La sua lettera dovrebbe essere insegnata nelle scuole di marketing come un vero e proprio modello di “elevator pitch”, quel tipo di discorso con cui un imprenditore presenta il suo progetto ad un cliente o ad un possibile investitore. Elevator significa ascensore e viene dall’idea di come fare marketing della propria idea nei pochi minuti di un viaggio tra un piano e un altro al fianco di un possibile finanziatore.
Leonardo scrive a Ludovico il Moro una sorta di lettera di presentazione di quello che sa fare e inizia così:
“… mi exforzerò, non derogando a nessuno altro, farmi intender da V. Excellentia, aprendo a quella li secreti mei, et appresso offerendoli ad omni suo piacimento in tempi opportuni, operare cum effecto circa tutte quelle cose che sub brevità in parte saranno qui di sotto notate”. Ebbene il grande pittore si presenta come un tecnico in grado di creare ponti per superare fossati, togliere l’acqua alle opere di difesa, far crollare le mura o costruire bombarde. Insomma descrive al Moro le sue abilità più utili ai suoi scopi in tempo di guerra e solo alla fine, quando parla dei tempi di pace, gli descrive le sue capacità di architetto, scultore e pittore.
Leonardo realizza il suo capolavoro con la chiusa della lettera: “Et se alchuna de le sopra dicte cose a alchuno paressino impossibile et infactibile, me offero paratissimo ad farne experimento in el parco vostro, o in quel loco piacerà a VostrA Excellentia, ad la quale humilmente quanto più posso me recomando”. Potremmo sintetizzarlo in un famoso slogan pubblicitario: provare per credere.
Per approfondire:
– Mostra sui rapporti tra Isabella d’Este e Leonardo a Mantova. ARCHIVIO DI STATO di MANTOVA ingresso da via Dottrina Cristiana n 4, Sacrestia della SS. Trinità
Mostra documentaria a cura di A. Casotto, C. Tamagnini, L.O. Tamassia.
6 aprile – 1 giugno 2019
– Il museo del Cenacolo
– Palazzo Vecchio
– L’Ambrosiana: dove si trova la lettera