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La Reggia, Mantova, Napoleone, Santuario delle Grazie, Società per il Palazzo Ducale, telegrafo, Telegrafo ottico
Ai tempi di internet e dei cellulari ci si stupisce di come fossero lente le comunicazioni nei tempi andati e di come un invenzione come il telegrafo ottico fosse considerata una rivoluzione ai tempi di Napoleone.
Proprio l’imperatore, così attento alle necessità di essere informato prima degli altri, sfruttò un’invenzione dei fratelli La Chappe del 1791 per collegare in tempi molto rapidi Parigi e Venezia.
Cosa c’entra Mantova in tutto ciò? La linea del telegrafo di Napoleone passava proprio di qui.
Ma andiamo con ordine e vediamo prima cos’era e come funzionava il telegrafo ottico. L’invenzione nacque dall’idea di Claude Chappe, un tranquillo abate della provincia francese, che quando era studente ideò un sistema di comunicazione a distanza per corrispondere con i suoi fratelli che studiavano in un istituto più lontano. Il sistema, basato sui segnali fatti con le differenti posizioni di una riga oscillante in una pertica verticale, fu chiamato “tachigrafo” (dalle due parole greche per scrivere veloce) e regalato al governo francese rivoluzionario. Nel 1793 fu lanciato il progetto di realizzazione delle prime linee di comunicazione con il nuovo sistema battezzato però Telegrafo (dal greco scrivere lontano) nome con cui divenne noto da allora in poi.
Questo telegrafo ottico funzionava tramite un linguaggio condensato e cifrato e i messaggi non venivano trasmessi lettera per lettera ma tramite un codice quasi stenografico che puntava a ridurre i tempi di trasmissione e a garantire la segretezza. Era un mezzo di comunicazione riservato solo ai militari che si aggiungeva all’invio dei dispacci tramite corriere a cavallo (per garantire l’assoluta ricezione del messaggio) e che trovava il suo problema maggiore nei giorni di nebbia o pioggia come scrive uno dei personaggi del Conte di Montecristo, un telegrafista “Noi abbiamo i nostri giorni di vacanza quando c’è nebbia”.
Ad esempio il ritorno di Napoleone dopo la fuga dall’Elba fu annunciato ai parigini con il telegrafo ottico così come la sconfitta di Waterloo. Il mezzo era veloce: da Parigi a Lilla un messaggio impiegava circa 15 minuti per arrivare a destinazione passando attraverso quindici postazioni telegrafiche. A questo si aggiungeva almeno mezz’ora per le operazioni di decifrazione.
Il telegrafo ottico funzionò in Francia fino all’arrivo di quello elettrico nel 1856 con una rete di 5.000 chilometri che coprivano i collegamenti tra Parigi e 29 città principali e circa 534 stazioni.
Oltre alle linee attivate in Francia Napoleone decise di collegare Parigi con Milano (via Lione-Torino) per poi prolungare il collegamento fino a Mantova e a Venezia. E’ nel 1809 che si dà il via ai lavori ed è proprio un dispaccio del direttore del telegrafo del 16 novembre 1809 che avvisa che “la linea Milano Mantova è finita”. Il Telegrafo ottico arriverà invece fino a Venezia il 17 giugno 1810 con le prime trasmissioni che iniziarono il 22 luglio 1810
Ma dov’era il telegrafo a Mantova? In realtà la stazione telegrafica non era in centro città. Fu lo stesso Napoleone in una lettera scritta da Mantova al vicerè d’Italia Eugenio de Beauharnais a raccomandare di fissare la stazione il più lontano possibile da Mantova in modo tale da evitare l’intercettazione delle comunicazioni in caso di assedio alla piazzaforte.
I telegrafi di regola sfruttavano punti sopraelevati già esistenti come ad esempio colline, torri o campanili. I comuni interessati dal passaggio della linea furono informati che il telegrafo aveva “libero uso delle torri [=campanili] parrocchiali sulle quali devesi disporre l’analogo meccanismo”. A Milano ad esempio fu il Duomo il punto focale. E nel caso di Mantova (per rispettare il dettato dell’imperatore) la stazione telegrafica fu posta sul campanile della chiesa del Santuario delle Grazie. Dai documenti possiamo risalire anche alla collocazione degli altri punti telegrafici in provincia di Mantova: Casatico (forse la Torre Castiglioni o il campanile?), Le Grazie a fare da trai d’union con Villa Garibaldi. Nonostante la nebbia, i temporali o altri problemi metereologici che volte ne impedivano l’utilizzo, il telegrafo consentiva una velocità di comunicazione impensabile con i mezzi tradizionali. Per andare da Milano a Parigi la staffetta imperiale a cavallo impiegava 5 giorni mentre i dispacci ordinari impiegavano 8/9 giorni. Con il telegrafo ottico la notizia del parto di Augusta de Beauharnais avvenuto a Milano alle 9.00 del mattino arrivò a Parigi per mezzogiorno.
I vantaggi di questo mezzo di comunicazione erano davvero innegabili. Un’ultima curiosità mantovana: il primo dispaccio di rilevante importanza militare inviato telegraficamente da Mantova a Milano riguardò l’avvenuta esecuzione del patriota sudtirolese Andreas Hofer il 20 febbraio 1810.
Giacomo Cecchin
Articolo pubblicato su La Reggia n. 1 marzo 2016
Per approfondire Il Telegrafo Ottico dalla Rivoluzione Francese alla Guerra di Crimea – Francesco Frasca
Il Telegrafo ottico a Milano – https://www.divinamilano.it/il-telegrafo-ottico/