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Sono passati più di trent’anni dalla sua scomparsa, ma chi per mestiere o per semplice passione mette le mani nella storia di Mantova prima o poi lo incontra, in una nota, in un articolo, in una citazione. Parliamo di Ercolano Marani: il suo nome spunta quasi in ogni bibliografia, ricompare sulla rivista Civiltà Mantovana, riaffiora negli stradari. E anche nel mio ricordo è legato a due pubblicazioni fondamentali: i saggi su Vie e piazze di Mantova usciti su Civiltà Mantovana e la sua Guida illustrata che ancora oggi mi accompagna nella mia attività di guida turistica.

Un professore in cammino

Marani nasce a Castellucchio nel 1914 e muore a Mantova nel 1994, a 80 anni. Una vita spesa a mettere ordine — con pazienza certosina — nella toponomastica della città ma non solo: toponimi, vicoli, contrade, palazzi e case minori, come i tasselli di un puzzle che se completato racconta un centro storico. Nel 2015 il Comune ha presentato un quaderno che raccoglie i suoi testi sulle vie e piazze (pubblicazioni 1966–1984, poi interrotte dalla malattia) e ha inventariato le sue carte, censendo 59 toponimi con note storiche e d’arte.

Quelle carte sono oggi parte del patrimonio cittadino: la Biblioteca Teresiana conserva il fondo di Ercolano Marani. Un suo ritratto affettuoso arriva pure dalle pagine de “La Reggia” (dicembre 1994), dove Luigi Pescasio ricorda la morte dello “storico e scrittore di cose d’arte” e il suo ruolo nella vita culturale cittadina e nella Società per il Palazzo Ducale. È un testo che restituisce il tono discreto e l’autorevolezza di Marani (in fondo trovate la trascrizione integrale dell’articolo de La Reggia).

Lo stradario che ti fa alzare lo sguardo

Qui sta il suo colpo di genio: raccontare Mantova “strada per strada”. Gli articoli su Civiltà Mantovana — iniziati sul primo numero del 1966 e proseguiti fino al 1984 — sono stati riuniti nel 2015 in un volume unico, rendendo finalmente semplice consultare quello che molti considerano “una mappa che descrive il cuore e il cervello” della nostra città.

La guida che non invecchia

La Guida artistica illustrata di Mantova (Moneta Nicola Industrie Grafiche) è uno di quei libretti che sulle bancarelle sembrano “d’altri tempi”, vintage e invece sono semplicemente fuori dal tempo. E’ un testo ordinato e apparentemente noioso, la prima cappella a destra, in alto a sinistra e via di indicazioni meticolose e preziose. E’ questo che il turista chiede ad una guida che lo accompagna sul territorio, le informazioni essenziali per capire chi, cos, dove, quando e perché. Questo testo è un classico che continua a circolare come titolo “raro e introvabile” nel mercato dell’usato.

Interviste? Poche tracce (ma la voce c’è)

Ho provato a cercare interviste a Ercolano Marani online e devo dire che si fa fatica. La sua “voce” la troviamo nei saggi e negli articoli che ha scritto. Il suo stradario resta “un’opera splendida” per accuratezza e capacità di farti camminare guardando in tutte le direzioni per accorgerti dei segreti di Mantova che sono sotto gli occhi di tutti. E la Guida illustrata non ha perso il suo smalto. È lo stile “Ercolano Marani”: niente pose e molta sostanza. E forse è proprio per questo che, in mezzo a titoli più “moderni” (e spesso più rumorosi), lui continua a essere letto.

P.S. Anchio sono di Castellucchio e vengo da quella fetta di pianura tra Ospitaletto e Casatico che si chiama Cimbriolo. Io Ercolano Marani non l’ho mai incontrato di persona ma ogni volta che leggo qualcosa che ha scritto è come se dialogassi con lui, riprendendo il filo di un discorso che non si spezza ma che prosegue nel tempo.

RICORDANDO ERCOLANO MARANI di Luigi Pescasio (da La Reggia Giornale de La Società per il Palazzo Ducale anno II. n. 5 dicembre 1994 – questo il link al numero intero)

Negli ultimi giorni dello scorso ottobre, è morto a Mantova lo storico e scrittore di cose d’arte, prof. Ercolano Marani.

Alla rifondazione della nostra Società il prof. Marani fece parte del Direttivo e ha sempre collaborato poi – quando se ne presentava l’occasione – con noi.

Intendiamo pertanto ricordarlo anche in questa sede, come amico di Palazzo Ducale e studioso di eccezionali doti.

A volte, durante lunghe attese, mi divertivo a chiamarlo «Pompei» al posto di «Ercolano». Riconosco che la battuta umoristica era semplicemente idiota, ma in determinate circostanze non si va tanto per il sottile e l’intelligenza non è obbligatoria. Lo facevo, poi, anche per risentire il suo riso stridulo alla battuta, che lo esilarava come un bambino. La cosa (a mio disonore) mi pare si sia anche ripetuta nel tempo più di una volta, e tutte le volte Ercolano trovava il modo di ridere come se fosse quella la prima volta. Perché Marani era fatto anche così: dentro la sua scorza, a volte non facilmente penetrabile, nascondeva un’animo da fanciullo. Appariva allora un ragazzo scanzonato, con ancora la voglia originale di ridere alle scemenze che dicevamo un tempo al Ginnasio. Ma il suo riso non era sguaiato (mai l’ho visto abbandonare quell’aplomb, che era connaturato alla sua figura, sempre compassata ed anche austera): era un riso trattenuto dai denti, che riusciva a sfuggire dalla bocca attraverso brevissimi pertugi.

Questo il Marani idilliaco, amico e piacevolissimo compagno.

Ma c’era anche il rovescio della medaglia: e questo nuovo, impensabile Marani, lo si scopriva quando qualcosa — un fatto di arte o di cultura — gli andava di traverso. Perché con lui si poteva discutere e ridere di tutto, ma guai ad interpretare cervelloticamente una posizione culturale. Allora andava veramente fuori dai gangheri. Per Ercolano la cultura in genere era una specie di chiesa di cui lui si sentiva (e quanto a ragione!) uno dei suoi chierici più fedeli. Marani scatenato non dico facesse paura, ma dico solo che era preferibile non trovarsi, in quello stato, fra i piedi.

Mantova ha perduto con la Sua scomparsa, indubbiamente una delle punte di diamante nel campo dell’intellettualità: ma forse la frase, per Ercolano, appare banale. Vorrei dire di più, naturalmente senza offesa per alcuno: Marani è stato uno di quegli studiosi che compaiono nella vita di una città uno alla volta per ogni secolo. C’è — ed è vero — nella nostra città un florilegio di ottime intelligenze, ma Marani — e questo il punto — era diverso da tutti.

Come i secoli passati hanno avuto ciascuno un Leopoldo Camillo Volta o, successivamente, un Carlo D’Arco (diversissimi, sia chiaro, da Ercolano, ma comunque personaggi fondamentali per la nostra cultura di allora ed anche di oggi) così anche Marani sarà certo il personaggio che caratterizzerà la cultura mantovana del nostro tempo.

Perché Marani sapeva sempre tutto: dotato di una memoria di ferro, approfittando della sua pignoleria esasperante nello studiare un argomento o una cosa, accumulava nozioni anche le più minute possibili che poi catalogava nella sua testa. Ma erano nozioni (a volte introvabili se non dopo una ricerca bibliografica astrusa e difficile) che poi erano generosamente a disposizione di tutti: bastava richiederle.

Direi che quelle richieste (a volte difficilissime) tutto sommato gli facevano anche piacere. Dapprima si schermiva con l’atteggiamento di un gattone che si difende da un importuno, poi guardava per aria sospirando la solita frase «Ma mi so gnim, ma mi so gnim», moviola introduttiva inevitabile e scontata, quindi sputava fuori — come un distributore di caramelle — le agognate informazioni che, per il richiedente, erano preziose data la loro completezza.

Poi bofonchiando e sostenendo la labile tesi della sua… impreparazione, se ne andava palesemente contento.

Marani rimarrà, dunque, come uno di quegli uomini che sono irripetibili: e non so quanto i mantovani dovranno aspettare perché ne ricompaia un altro del genere. È bene che queste cose i nostri concittadini le sappiano, e conoscano cosa hanno perso, per poter continuare a ricordarlo: non foss’altro per la mole di lavori e di studi che ora ci lascia e che rimarranno a disposizione dei posteri: almeno di quelli che avranno ancora care le belle lettere e la storia della nostra città.

Luigi Pescasio

“Abstract in english” – To make these stories accessible to a wider audience, I’ve included short abstracts in multiple languages. They offer a quick preview of the article’s content for readers from different backgrounds.

«Résumés en français» – Pour rendre ces récits accessibles à un plus large public, j’ai ajouté de courts résumés en plusieurs langues. Ils offrent un aperçu rapide du contenu de l’article aux lecteurs de différentes origines.

Ercolano Marani: The Calm Voice of Mantua’s Streets

Ercolano Marani (1914–1994) is one of those names you keep bumping into if you study Mantua—footnotes, articles, street guides. A native of Castellucchio, he spent a lifetime tidying up the city’s story, piece by piece: toponyms, lanes, contrade, palaces and “minor” houses that together compose the historic center. His cornerstone works are the essays “Vie e piazze di Mantova,” serialized in Civiltà Mantovana from 1966 to 1984 and gathered in a single volume in 2015, and the Guida artistica illustrata di Mantova, a timeless, quietly authoritative companion for visitors. Marani’s papers now reside at the Biblioteca Teresiana; an inventory counts 59 toponyms with historical and art notes, while a 1994 tribute in La Reggia recalls his discreet authority and civic role. Interviews are scarce; his voice speaks through the pages—no frills, much substance. For the author, also from Castellucchio, reading Marani still feels like an ongoing conversation.

Ercolano Marani : la voix posée des rues de Mantoue

Ercolano Marani (1914–1994) est de ces noms qui reviennent sans cesse dès qu’on s’intéresse à l’histoire de Mantoue : notes, articles, stradari. Né à Castellucchio, il a patiemment ordonné la mémoire urbaine : toponymes, ruelles, contrade, palais et maisons « mineures » qui, assemblés, dessinent le centre historique. Ses repères ? Les essais « Vie e piazze di Mantova », publiés dans Civiltà Mantovana de 1966 à 1984 puis réunis en volume en 2015, et la Guida artistica illustrata di Mantova, un classique intemporel et précis pour le visiteur. Ses archives sont conservées à la Bibliothèque Teresiana, avec un inventaire de 59 toponymes assortis de notices historiques et artistiques. Un hommage paru en 1994 dans La Reggia souligne son autorité discrète et son rôle civique. Peu d’entretiens, donc, mais une voix qui passe par l’écriture : sans effets, avec l’essentiel. Pour l’auteur, lui aussi de Castellucchio, le lire reste un dialogue qui continue.