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~ Racconti, personaggi e curiosità su Mantova

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Archivi tag: Palazzo del Podestà

5 esempi di indigestione urbana tra chiese, palazzi e vicoli

09 domenica Apr 2017

Posted by mantovastoria in Itinerari, le 5 cose...

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Cattedrale di Mantova, Duomo, Giacomo Cecchin, Indigestione urbana, Palazzo del Podestà, palinsesto, Via Leon d'Oro, Vicolo Carmine, Vicolo Prato

Duomo Cattedrale di Mantova

A volte le città sembrano inghiottire alcuni edifici che scompaiono senza lasciare traccia. A volte invece questa digestione urbana non è completa e allora rimangono elementi architettonici, finestre, muri e altri indizi che raccontano cosa c’era in precedenza. Non è facile vederli, ci si capita di fronte per caso e lasciano un attimo interdetti ma poi scatta la voglia di saperne di più. Mantova è ricca di queste indigestioni urbane allora eccovene 5 da riscoprire tra chiese, palazzi e vicoli del centro (cinquina ispirata da Maria Cristina Novellini).

Vicolo Prato

Questo vicolo senza uscita che inizia da via Pomponazzo proprio di fronte a dove sbocca via Ardigò offre una sorpresa a chi vi entra. Proprio sulla destra, guardando verso il fondo, si trova uno dei resti della chiesa di Santo Stefano. Il muro in mattoni a vista vede al suo culmine un piccolo rosone gotico e la tipica cornice medievale in cotto tipica di tante altre chiese mantovane. Questa chiesa, molto antica (secondo le fonti la fondazione risale all’828), fu parrocchia e poi convento delle Carmelitane scalze teresiane per essere demolita dopo la soppressione del 1782 ad opera dell’imperatore Giuseppe II. Chissà se qualche parte della sua struttura si trova anche all’interno dell’edificio da cui sbuca questo particolare.

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5 palazzi con i merli ciechi tra Fancelli, podestà e massari

29 domenica Gen 2017

Posted by mantovastoria in Curiosità, le 5 cose..., Storia Locale

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I merli ciechi, Luca Fancelli, Palazzo del Podestà, Palazzo di Corso Vittorio Emanuele, Palazzo di via Chiassi, Palazzo di via Goito, Palazzo di via Massari

vittorio_emanueleQuando si passeggia a Mantova è sempre meglio alzare gli occhi al cielo perché così si notano particolari inusuali. Ad esempio Luca Fancelli, il famoso tagliapietre fiorentino, che lavorò per Ludovico II Gonzaga nel pieno del quattrocento lanciò una sorta di moda: quella dei merli ciechi. Ci sono infatti vari palazzi a Mantova che erano piccoli castelli con i merli. Quando con la costruzione di mura più importanti si perse l’esigenza difensiva Luca Fancelli chiuse lo spazio tra i merli (i merli ciechi appunto che rimangono evidenti) e guadagnando un piano. Ve ne siete mai accorti? Ecco 5 palazzi da riscoprire con i merli ciechi.

Palazzo del Podestà tra piazza Erbe e Piazza Broletto – è il più evidente perché è il più famoso e divide due tra le piazze comunali più belle di Mantova. Costruito nel 1227 e chiamato Palazzo vecchio (rispetto al Palazzo della Ragione costruito solo 23 anni dopo) subì molte modifiche, una delle quali la chiusura dei merli da parte di Luca Fancelli che guadagnò un piano utile ad ospitare gli archivi della città. Sulle facciate (soprattutto quella che si apre su piazza Broletto) rimangono anche le tracce delle finestre medievali sostituite da quelle rinascimentali a rettangolo.

Palazzo di via Chiassi – A metà di via Chiassi sulla destra per chi va verso il centro si eleva un palazzo quattrocentesco che presenta il motivo dei merli ciechi. La facciata è tipicamente rinascimentale con i vari ordini di finestre, le bocche di lupo che danno sulla strada e che consentivano di accedere ai magazzini posti nel seminterrato. Anche qui questo piccolo castello urbano ad un certo punto perse l’utilità difensiva dei merli e si decise di chiuderli.

Palazzo di Via Massari – per chi scende (la via è in leggera pendenza) verso via Frattini, superata l’imboccatura di via Govi sulla destra troverà questo palazzo una volta merlato. Guardando in alto infatti si intravedono i vari livelli dei merli, chiusi e intonacati, ora decorati da resti di affreschi. Come in tutti gli altri palazzi cittadini si possono ancora intravedere le forme ghibelline di questi merli che ricordavano la fedeltà di Mantova all’impero.

Palazzo di Via Goito – è un palazzo imponente, addossato alla casa del Mercante Boniforte e che fa angolo tra piazza Marconi e via Goito. La vista migliore la si gode proprio dal centro della piazzetta triangolare un tempo detta del Purgo. La pietra a vista, come nel caso del Palazzo del Podestà, evidenzia ancora di più i merli, oggi chiusi, che rendevano l’edificio un altro piccolo fortilizio al centro della città (non dimentichiamo la Torre del Salaro proprio lì a fianco).

Palazzo di Corso Vittorio Emanuele – è un palazzo moderno che si trova al n. 82 di Corso Vittorio Emanuele e che alloggiò tra le altre proprietà un istituto bancario. La vista migliore la si ha dal lato opposto della via. Una facciata che non va oltre il piano terra, ingentilita da volute e da due lampioncini, fa intravedere una retrofacciata dove delle finestre strette e allungate si aprono tra dei merli ghibellini segnati da cornici in mattoni. Una moderna ripresa del motivo fancelliano dei merli ciechi in una Mantova che sembra far fatica a staccarsi dal suo passato di piccola capitale del ducato gonzaghesco.

Giacomo Cecchin

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  47. 5 modi per arrivare alla riva del Rio
  48. 5 cappelle o chiese in Palazzo ducale
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  51. 5 cavalcavia da osservare
  52. 5 salite mozzafiato
  53. 5 scorciatoie da scoprire
  54. 5 piazze da incorniciare
  55. 5 posti del cuore

 

Alla scoperta di 5 statue di Virgilio tra piazze, boschi e giardini

10 giovedì Mar 2016

Posted by mantovastoria in Curiosità, le 5 cose..., Storia Locale

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Bosco Virgiliano, Giardino di Palazzo Cavriani, La Vecia, Palazzo del Podestà, Palazzo di San Sebastiano, Piazza Virgiliana, Statue di Virgilio, Virgilio a Mantova

Statua di Virgilio nel Giardino Cavriani

Mantova è da sempre la Virgiliana e il fatto che Virgilio fosse nato in zona (Andes, ma dove si trova davvero Andes? Se ne discute tuttora) l’ha resa famosa anche quando era una piccola città romana. Dante arriva in città sulle tracce di Virgilio, Petrarca compra qui un codice virgiliano su cui scrive come si fa tuttora “emptus Mantue” (comprato a Mantova) e quanti altri hanno sognato le placide acque del Mincio cantate dal poeta. Eppure Virgilio a Mantova sta poco e anche di tracce direttamente legate a lui non se ne trovano salvo le statue e anche qui… La più famosa non esiste più: una tradizione la vuole in piazza Erbe e che Carlo Malatesta, tutore di Gianfrancesco Gonzaga (siamo nella prima metà del quattrocento), la distrugga per punire l’idolatria dei mantovani nei confronti del poeta. Il busto di Virgilio si trova all’interno dello stemma comunale e la sua testa laureata esce da una fontana in un affresco di Palazzo te ma sono ancora molte le statue di Virgilio che si trovano a Mantova. Ne elenchiamo 5 ma ce ne sono altre e lasciamo a voi il compito di scoprirle…

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