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Cattedrale di Mantova, Duomo, Giacomo Cecchin, Indigestione urbana, Palazzo del Podestà, palinsesto, Via Leon d'Oro, Vicolo Carmine, Vicolo Prato

A volte le città sembrano inghiottire alcuni edifici che scompaiono senza lasciare traccia. A volte invece questa digestione urbana non è completa e allora rimangono elementi architettonici, finestre, muri e altri indizi che raccontano cosa c’era in precedenza. Non è facile vederli, ci si capita di fronte per caso e lasciano un attimo interdetti ma poi scatta la voglia di saperne di più. Mantova è ricca di queste indigestioni urbane allora eccovene 5 da riscoprire tra chiese, palazzi e vicoli del centro (cinquina ispirata da Maria Cristina Novellini).
Vicolo Prato
Questo vicolo senza uscita che inizia da via Pomponazzo proprio di fronte a dove sbocca via Ardigò offre una sorpresa a chi vi entra. Proprio sulla destra, guardando verso il fondo, si trova uno dei resti della chiesa di Santo Stefano. Il muro in mattoni a vista vede al suo culmine un piccolo rosone gotico e la tipica cornice medievale in cotto tipica di tante altre chiese mantovane. Questa chiesa, molto antica (secondo le fonti la fondazione risale all’828), fu parrocchia e poi convento delle Carmelitane scalze teresiane per essere demolita dopo la soppressione del 1782 ad opera dell’imperatore Giuseppe II. Chissà se qualche parte della sua struttura si trova anche all’interno dell’edificio da cui sbuca questo particolare.
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