
Le regole dei blog vorrebbero che tutti gli articoli pubblicati seguissero una logica coerente. Cosa ci fa allora la recensione di un libro sulla Prima Guerra Mondiale, dedicato al fronte di Ypres?
La risposta sta nel fatto che si tratta di uno splendido libro e che l’autore Michele Spagnolo ha utilizzato un approccio alla conoscenza del territorio che è analogo al mio: camminarci dentro e continuare a guardare il paesaggio di oggi con gli occhi di ieri e viceversa.
Tra l’altro la scelta di questo testo per una lettura di fine 2021 nasce dal caso (come spesso mi capita). Ho l’abitudine infatti di passare in biblioteca almeno una volta alla settimana e di scegliere tra le novità i libri che mi attirano. Sentieri di fango mi ha colpito per il titolo e per la copertina e mi è bastato sfogliarlo per capire che dovevo assolutamente leggerlo.
Ecco quindi una breve recensione in quattro punti del perché ho deciso di parlare del libro di Michele Spagnolo.
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Era un sabato il 18 gennaio del 1919 quando i vincitori della Grande Guerra si ritrovarono a Parigi per aprire la Conferenza di Pace che avrebbe dovuto sistemare le cose dopo il conflitto e avrebbe dovuto impedire il nascere di nuove guerre.
Per una volta l’Italia è arrivata prima: l’armistizio con l’Austria Ungheria che chiude la Grande Guerra è di domenica 3 novembre e entra in vigore il 4 novembre (
«Se volessi esprimermi paradossalmente, direi che Caporetto è stata una vittoria, e Vittorio Veneto una sconfitta per l’Italia. Senza paradossi si può dire che Caporetto ci ha fatto bene e Vittorio Veneto del male; che Caporetto ci ha innalzati e Vittorio Veneto ci ha abbassati, perché ci si fa grandi resistendo ad una sventura ed espiando le proprie colpe, e si diventa invece piccoli gonfiandosi con le menzogne e facendo risorgere i cattivi istinti per il fatto di vincere». Giuseppe Prezzolini