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Cosa ne dite di proseguire il gioco sulla storia di Mantova? Ma stavolta meglio non averla la macchina del tempo perché gli anni di cui vi raccontiamo oggi sono quelli da dimenticare. Eccovi la mia personale scelta sugli anni tragici per la storia di Mantova. E’ il tema della pagina Mantovagando sull’ultimo numero della rivista MCG (qui potete sfogliare tutto il numero).
Qui trovate le uscite precedenti:

13. 5 anni da ricordare a Mantova – MCG di giugno-luglio 2019
12. Un safari a Palazzo Te – MCG di aprile-maggio 2019
11. Le torri del profilo di Mantova – MCG di febbraio-marzo 2019
10. Come scegliere il santo giusto a Mantova – MCG di dicembre/gennaio2019
9. Spettri a Mantova che, a volte, sembra la Scozia – MCG di ottobre/novembre 2018
8. 5 curiosità che non conoscevi su Palazzo Te – MCG di agosto/settembre 2018
7. Le particolarità di Palazzo Ducale – MCG di giugno/luglio 2018
6. Una Camera con Vista – MCG di aprile/maggio 2018
5. 5 Gonzaga da non dimenticare – MCG di febbraio/marzo 2018
4. 5 donne dei Gonzaga – MCG di dicembre/gennaio 2018
3. I libri da sfogliare dopo essere venuti a Mantova – MCG di ottobre/novembre 2017
2. I libri da leggere prima di venire a Mantova – MCG di agosto/settembre 2017
1. 5 passaggi segreti da scoprire a Mantova – MCG di giugno/luglio 2017

Ecco qui anche i testi e le foto.
5 anni da dimenticare a Mantova

Ci sono dei momenti nella storia delle città in cui gli abitanti avrebbero voluto essere altrove magari in occasione di saccheggi, pestilenze o invasioni. In quei casi gli unici che invece avrebbero voluto partecipare sono normalmente gli storici e i giornalisti per raccogliere informazioni di prima mano e per capire come stavano davvero le cose. Perché allora non giocare un po’ con la storia pensando a quei momenti storici in cui sarebbe stato meglio non essere a Mantova? Queste sono le mie 5 scelte tra romani, ungari, peste, lanzichenecchi ed austriaci ma naturalmente il gioco può continuare. E voi? Quali evitereste?

40 A.C. LA CENTURIAZIONE – Se i Romani espropriarono le terre dei genitori di Virgilio figuriamoci cosa fecero con quelle degli altri mantovani. Certo per le città che, come Mantova, avevano parteggiato per Bruto, uno dei cesaricidi, il destino non poteva essere diverso. La centuriazione del territorio mantovano si coglie ancora oggi nella griglia dei terreni che si vede nelle foto aeree. Dopo questa sciagura Virgilio tornò a Roma con il padre ormai cieco portando con sé le Bucoliche, poesie dove esaltava la vita nei campi e condannava la violenza.

923 INVASIONI DEGLI UNGARI –Molti sono stati gli invasori ma scelgo l’ondata degli Ungari perché è legata alla storia dei Sacri Vasi. Infatti dopo che Longino fu martirizzato a Mantova si perdono le tracce della reliquia. È nell’804 che si riscopre il Sangue di Cristo ma nel 923 la paura degli Ungari fa sì che i mantovani nascondano la reliquia in modo così efficace da ritrOvarla solo nel 1048.

1478 LA PESTE –Molte sono state le pestilenze a Mantova (pensiamo a quella che seguì il Sacco del 1630 portata dai Lanzichenecchi). Nel 1478 però la pestilenza si porta via 18.000 vittime in città e il marchese Ludovico II Gonzaga a Goito dove si era trasferito per provare a sfuggire alla malattia. Con la morte di Ludovico chiude un’epoca per Mantova che nel 1459 era diventata per alcuni mesi centro del mondo con la Dieta convocata dal Papa Pio II e che avrebbe vissuto un periodo d’oro con Alberti, Mantegna e Fancelli.

1630 IL SACCO DI MANTOVA – Era il 18 luglio del 1630 quando l’armata dei Lanzi-chenecchi capitanata dall’Aldringen riuscì a penetrare in città attraverso il ponte di San Giorgio e a dare il via al saccheggio. L’occupazione straniera durò fino al 20 settembre del 1631 e Mantova non si riprese più. Ancora oggi chi parli del Sacco con i mantovani ha l’impressione che sia appena successo. Ma d’altra parte una ferita di questo genere non si rimarginerà mai: dati riportati da alcune fonti dicono che al rientro del duca Carlo I in città gli abitanti erano 6.000 (40.000 prima del 1630) e nel territorio 43.000 (da 170.000 prima del Sacco).

1852 I MARTIRI DI BELFIORE – Il 7 dicembre del 1852 è la data simbolo di Belfiore quando furono impiccati Giovanni Zambelli, Angelo Scarsellini e Bernardo Canal (i congiurati veneziani) e i due mantovani don Enrico Tazzoli e Carlo Poma. Ma in realtà tutto inizia il 5 novembre del 1851 con la fucilazione di don Giovanni Grioli a Belfiore, prosegue con le esecuzioni, sempre nella valletta di Belfiore di Tito Speri, don Bartolomeo Grazioli e Carlo Montanari (3 marzo 1853) e Pietro Frattini (19 marzo 1853) e si conclude con l’impiccagione di Pietro Fortunato Calvi (4 luglio 1855) nella zona di Lunetta. Le morti dei martiri segnano la fine del mito dell’Austria Felix.