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Candida Höfer, Mantova, Teatro Scientifico Bibiena , 2010, 180×225 cm © Candida Höfer

Una città che porta il teatro nel nome

Forse non ci pensiamo, ma in quasi tutti i teatri del mondo si pronuncia il nome di Mantova. Accade quando, indicando il tendaggio che corre sopra il sipario, si parla della mantovana.
Eppure il legame tra la città e il teatro non è solo nominale: basta passeggiare tra le piazze e i palazzi per capire che qui ogni angolo è scenografia, ogni spazio è palcoscenico.

Piazza Sordello: il potere in scena

Oggi è il cuore monumentale della città, ma nel Trecento Piazza Sordello non esisteva: c’era il sagrato del duomo e un quartiere medioevale che occupava questo spazio. La piazza la vediamo nella Cacciata dei Bonacolsi di Domenico Morone, dipinto nel 1494 e quindi dopo che i Gonzaga avevano creato lo slargo chiamato all’epoca Piazza Grande di San Pietro. Da sempre Piazza Sordello è un doppio teatro: luogo del potere politico e sagrato della Cattedrale. Un tempo era chiusa da un’esedra cinquecentesca che collegava Duomo e Palazzo Ducale: immaginate l’effetto scenografico… oggi purtroppo perduto.

piazza Broletto e piazza Erbe: le cartoline della Mantova comunale

Le piazze più vissute sono però Broletto ed Erbe, collegate dal sottoportico dei Lattonai che attraversa il Palazzo del Podestà. Qui c’è Virgilio che osserva sornione il mercato dalla sua cattedra universitaria, la torre civica che un tempo era carcere e le tracce di tortura medievale negli anelli posti sotto l’Arengario.
Attraversando il passaggio del sottoportico dei lattonai si fa un viaggio al tempo della Mantova medioevale, quella dove il Romeo di Shakespeare langue per la usa Giulietta. Sbucando in piazza Erbe la storia incontra il mercato, il palazzo della Ragione, l’orologio astronomico e la Rotonda di San Lorenzo oltre alla casa del Mercante e al cupolone di Sant’Andrea che custodisce la reliquia del Sangue di Cristo e incombe sui portici che sono il teatro della vita quotidiana.

Giancarlo Businelli – olio su tela

Piccole piazze, grandi suggestioni

Non ci sono solo piazze famose a Mantova. Piazza Leon Battista Alberti, con il chiostro e la casa che sembra quella dello speziale di Romeo, e Piazza Canossa, con la chiesa del Terremoto e l’edicola liberty, sono due autentici set naturali. Perfetti per un film d’epoca o per una commedia borghese di fine Ottocento. E infatti piazza Canossa è la più cinematografica di tutta Mantova con estremi come Novecento di Bertolucci o Jerry Calà in Domani mi sposo.

Mario Pavesi 2002 – Galleria Arianna Sartori

I Gonzaga e il teatro dei palazzi

I Gonzaga sapevano che il potere passa anche dalla scena. Nei cortili e nei giardini di Palazzo Ducale ogni dettaglio è studiato: dall’arrivo trionfale di Filippo II con i portici a serliana di piazza Castello alle naumachie sul lago, dai giardini pensili ai balli di corte.
E poi il cortile cilindrico della casa del Mantegna, la loggia di Palazzo San Sebastiano, fino al capolavoro illusorio di Palazzo Te, dove Giulio Romano trasforma l’architettura in pura finzione, in un teatro dove tutto è finto ma niente è falso.

Affreschi che recitano

Dentro Palazzo Te il teatro continua: cavalli, divinità e giganti diventano attori sugli affreschi. La Sala di Amore e Psiche mette in scena gli intrecci degli dei, mentre nella Sala dei Giganti lo spettatore è trascinato dentro il crollo: un effetto speciale che oggi chiameremmo immersivo.

Mantova, gran teatro del mondo

Dalla Dieta di Mantova del papa Pio II nel 1459 ai fasti di Mantegna e Giulio Romano, fino al Sacco del 1630, Mantova è sempre stata al centro della grande rappresentazione europea. Qui nascono l’Orfeo di Poliziano, si rappresentano le commedie dell’Ariosto e Tristano Martinelli inventa l’Arlecchino.
Oggi la città si fregia del titolo di Capitale Europea dello Spettacolo, ma non sempre i suoi teatri trovano la giusta voce.

I teatri di oggi?

Molti spazi storici sono andati perduti, altri trasformati. Restano però il gioiello del Teatro Bibiena, il Teatro Sociale e il più intimo Teatrino di Palazzo d’Arco, animato dalla compagnia Campogalliani.
L’invito è a non perdere l’occasione di viverle quando risuonano delle parole degli attori ma anche di visitarle quando sono semplicemente vuote e si respira però la vita che li anima. Perché, come scriveva Shakespeare, tutto il mondo è palcoscenico e noi siamo semplicemente attori.

“Abstract in english” – To make these stories accessible to a wider audience, I’ve included short abstracts in multiple languages. They offer a quick preview of the article’s content for readers from different backgrounds.

«Résumés en français» – Pour rendre ces récits accessibles à un plus large public, j’ai ajouté de courts résumés en plusieurs langues. Ils offrent un aperçu rapide du contenu de l’article aux lecteurs de différentes origines.

Mantua, a City Born from Theatre

Mantua carries theatre in its very name: the “mantovana” curtain recalls the city in playhouses around the world. Yet its bond with the stage goes far beyond words. From the monumental Piazza Sordello to the bustling squares of Broletto and Erbe, every corner is scenography, every façade a backdrop. The Gonzaga dynasty transformed palaces into living theatres, while Giulio Romano turned architecture into illusion at Palazzo Te. Today, Mantua remains a grand stage of European culture, with treasures like Teatro Bibiena and Teatro Sociale inviting audiences to step into history—whether filled with actors’ voices or in the silent poetry of their empty halls.

Mantoue, une ville-scène

Le théâtre vit dans le nom de Mantoue : la « mantovana » évoque la cité sur les scènes du monde entier. Mais le lien entre Mantoue et le spectacle est aussi dans ses pierres. Piazza Sordello, cœur monumental et double théâtre du pouvoir et de la foi, dialogue avec les places Broletto et Erbe, vibrantes de vie quotidienne. Les Gonzague ont conçu leurs palais comme décors vivants, et Giulio Romano a fait du Palazzo Te un chef-d’œuvre d’illusion. De l’Orfeo de Poliziano aux comédies d’Arioste, Mantoue s’impose comme un théâtre du monde, où le Bibiena, le Sociale et le Teatrino d’Arco continuent d’écrire la pièce de l’histoire.