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In molte città ci sono luoghi che appaiono assolutamente normali però basta conoscerne un po’ la storia perché appaiano più spettrali o per meglio dire oscuri. Chi infatti pensa alle forche dei Martiri di Belfiore quando passeggia sul lungolago oppure non fantastica sul nome del Palazzo del Mago. Senza dimenticare tutta l’area di San Nicolò che sarà oggetto di un importante piano di riqualificazione e che vide non solo la presenza di due aree cimiteriali ma fu anche destinata a campo di concentramento mantovano durante la seconda guerra mondiale. E infine Sparafucile dove lo mettiamo con la sua storia equivoca celebrata da Giuseppe Verdi. Ebbene allora ecco altri 5 luoghi da aggiungere al nostro personale itinerario della Mantova oscura. Continua a leggere
Mantova non è di solito associata all’oscurità se non a quella temporanea della nebbia (e non ci sono più le nebbie di una volta) a differenza della leggenda nera di Torino. Eppure anche da noi possiamo individuare dei luoghi oscuri vuoi per le leggende cui sono associati, vuoi per le storie di prigioni o alchimia, vuoi per il loro essere legati al Sacco di Mantova. Basta poco quindi per ritrovarsi in una Mantova oscura e per viaggiare con la fantasia provando ad immaginare storie, personaggi e vicende di una città che non esiste più o che forse non è mai esistita. Eccovi allora un itinerario in 5 passi alla scoperta della Mantova oscura.
Bel libro questo di Fabio Isman inserito all’interno di una collana del Mulino dal titolo Ritrovare l’Italia (ci torneremo in futuro per altri volumi). Si tratta di un viaggio tra le città ideali che punteggiano l’Italia e che nascono dall’idea tutta rinascimentale di realizzare luoghi a misura d’uomo. Nel testo si parte dalle più famose e note come ad esempio la nostra Sabbioneta (forse però uno dei capitoli più deboli del libro*), Pienza o Palmanova per arrivare a luoghi meno noti ma altrettanto ricchi di fascino come ad esempio Terra del Sole (in Romagna nel comune di Castrocaro) o villaggi operai come quelli di San Leucio a Caserta, Crespi d’Adda oppure Rosignano Solvay. 
Ogni facciata di casa o palazzo a Mantova merita uno sguardo. A volte per i lacerti di affreschi, a volte per i portali o per le tracce di edifici precedenti ma spesso perché si tratta di dimore legate a famiglie che hanno fatto la storia della città. Per questo oggi proponiamo un percorso alla riscoperta di alcuni palazzi con facciate che raccontano una storia e che, osservandoli da vicino, presentano anche particolari molto interessanti. L’invito è di fare una passeggiata collegando in un itinerario tutti questi palazzi e, mentre passate dall’uno all’altro, provare a prestare attenzione ai dettagli che fanno di Mantova un luogo unico al mondo.
Nelle grandi città italiane ed europee ci sono gli autobus scoperti che portano in giro i turisti segnalando i punti di interesse. A Mantova non siamo ancora arrivati a tanto ma perché non sfruttare le linee urbane dell’Apam per alcuni percorsi cittadini alla ricerca di viste inconsuete, storie e curiosità? Eccovi allora una scelta di 5 linee urbane da sfruttare per un modo diverso di guardare il centro storico (o la zona industriale) comodamente seduti e con in più la possibilità di osservare la parte migliore di Mantova: i suoi abitanti. Allora eccovi almeno 5 linee urbane da utilizzare almeno una volta nella vita a Mantova.
Riconoscete il cavalcavia della foto? Lo potreste vedere questa domenica 11 giugno durante un’apertura straordinaria del Fai. Ma oggi parliamo degli altri cavalcavia ma non di quello che ha fatto innervosire i mantovani con il cantiere della ciclabile. I cavalcavia che ci interessano sono quelli non percorribili in auto. Il cavalcavia è un elemento tipicamente medievale che consentiva di unire due edifici di una stessa famiglia oppure un palazzo ad un giardino con un passaggio aereo. In tal modo si evitava la necessità di scendere nella pubblica via e si creava anche una sorta di corridoio che con le finestre che solitamente gli davano luce permetteva di avere una visuale diretta e dall’alto del passaggio sottostante. Anche a Mantova sono rimasti questi retaggi del medioevo che attribuiscono eleganza ed un’immagine insolitamente retrò ad alcuni vicoli o passaggi. Eccone 5 e voi ne conoscete altri?
Sabato 10 giugno Tengo famiglia ovvero la storia in dieci personaggi di una tipica famiglia italiana: i Gonzaga. Una storia tra il serio e il faceto che attraverso dieci personaggi della famiglia racconta vizi (molti) e virtù (meno) con tanti furfanti e un solo santo. La conversazione dal titolo volutamente scherzoso di “Tengo famiglia” , («perché si sa – dicono gli organizzatori – che noi italiani per la famiglia facciamo di tutto e di più») si tiene nella sede della Società per il Palazzo Ducale ed è seguita da un percorso in Ducale sulle tracce lasciate da molti di questi personaggi. Conversazione e percorso a cura di Giacomo Cecchin. Appuntamento davanti alla sede in piazza Sordello n. 42. Prenotazione entro domani. Per riservare un posto è possibile telefonare al n. 0376 280.916 in orario di ufficio oppure al cellulare 348 85.16.155.
Quando qualche turista chiede indicazioni tra le vie di Mantova alla fine spesso dice: ma questa città è un labirinto. Per questo Mantovagando oggi vi porta a spasso tra i i labirinti mantovani: quelli dipinti, quelli reali e quelli immaginari. E’ vero, anche il Palazzo ducale di Mantova è un labirinto dicono i visitatori, una città nella città aggiungono le guide. In effetti il labirinto è un tema che torna molto spesso in città non solo camminando tra le vie del centro storico, perdendosi e ritrovandosi tra vicoli e piazze, sfruttando quei passaggi segreti urbani, delle vere scorciatoie, che ad esempio ti fanno passare dalla vista gotica del campanile e del chiostro benedettino di S.Andrea (piazza Alberti) alla veduta rinascimentale della facciata di S.Andrea (piazza Mantegna). Ma il labirinto torna negli affreschi e nei soffitti, nel lago e nelle vie e nel ricordo di quello immenso di Palazzo Te che purtroppo non esiste più. Eccovi i 5 labirinti mantovani tra cui perdersi e se ne trovate qualcun altro basta dirlo…
Palazzo ducale è stato definito anche “il Vaticano nella palude” per le sue dimensioni. Lo sanno bene i turisti e le guide che ne attraversano le sale e arrivano al termine del percorso stravolti da tanta bellezza e confusi da un percorso che attraversa i secoli. Oggi allora torniamo a Palazzo ducale per suggerire un itinerario al momento non percorribile ma che è stato sperimentato durante un’apertura del FAI in anni non lontani. Si tratta di un’ascesa verso il Paradiso visto che così si chiama l’appartamento posto all’ultimo piano della Domus Nova e dove furono rimontati per un periodo anche i camerini di Isabella D’Este. Ecco allora 5 luoghi di Palazzo ducale per ascendere al Paradiso…