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7 dicembre 1852, Congiura dei Martiri di Belfiore, Francesco Giuseppe, Giacomo Cecchin, i 10 giorni che cambiarono la storia di Mantova, Imperatore d'austria, Mantova, martedì 7 dicembre 1852, martiri di belfiore, Radetzky, Valletta di Belfiore

I Martiri di Belfiore, tutti ne hanno sentito parlare ma pochi hanno approfondito la loro storia. E’ una congiura arrivata in ritardo o troppo in anticipo. Mantova era una delle fortezze del famoso Quadrilatero insieme a Peschiera, Verona e Legnago. Mantova era una città tranquilla che nel 1848 quando insorse persino Vienna rimase nel suo torpore. Mantova era la città giusta per Radetzky per dare l’esempio. E i congiurati erano dei dilettanti della congiura, e uso dilettanti nel senso buono del termine, con tanta passione ma senza esperienza. Basti pensare che don Enrico Tazzoli uno dei capi teneva traccia di tutti i versamenti a favore del prestito mazziniano con i rispettivi nomi, il tutto cifrato usando la preghiera del Padre Nostro. Con delle premesse così non stupisce che la congiura sia finita in tragedia. Però dai fatti di Mantova cambia il vento sul nostro Risorgimento e senza i Martiri di Belfiore l’Austria sarebbe probabilmente durata più a lungo.
Ecco perché ho scelto questo martedì 7 dicembre 1852 come ultima data all’interno dei 10 giorni che hanno cambiato la storia di Mantova.
Mantova, una fortezza del Quadrilatero
Ai miei tempi alle elementari ti parlavano sempre del quadrilatero che chiamarlo quadrato non si poteva perché assomigliava ad un trapezio scaleno. Era l’ultima risorsa di Radetzky, come in quegli annunci sugli autobus: “In caso di pericolo rifugiarsi nel Quadrilatero”. Mantova era una fortezza imprendibile cui gli austriaci avevano aggiunto una serie di fortificazioni ulteriori e tra queste una delle più potenti era il Forte di Pietole, iniziato durante il periodo napoleonico ma completato dall’Austria. Oggi è difficile rendersi conto di come fosse Mantova quando faceva parte del Lombardo Veneto: le mura non ci sono più se non in alcuni punti e anche le caserme sono scomparse.
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Cosa ne dite di proseguire il gioco sulla storia di Mantova? Ma stavolta meglio non averla la macchina del tempo perché gli anni di cui vi raccontiamo oggi sono quelli da dimenticare. Eccovi la mia personale scelta sugli anni tragici per la storia di Mantova. E’ il tema della pagina Mantovagando sull’ultimo numero della rivista MCG (
In una Mantova in cui a volte poco si muove, le statue sembrano andare in controtendenza e si spostano da una parte all’altra della città con trasferte anche in provincia. Nella puntata di Mantova Segreta del 28 novembre (
Mantova non è una mai stata una città di statue almeno fino a tempi recenti ma ha una particolarità tutta sua: quella delle statue erranti. Ci sono infatti molti casi di spostamento dei monumenti all’interno della città, statue ricoverate all’interno di musei o addirittura spostate fuori città (come i leoni stilofori del Duomo di Mantova che oggi si trovano davanti alla chiesa di Quingentole). Immobile come una statua si dice eppure a Mantova è un detto che non si applica. Eccovi 5 casi di statue che in momenti diversi sono andate a spasso per la città e in alcuni casi hanno anche subito una trasformazione materica (da pietra a bronzo). Qualcuno conosce altre statue mantovane erranti? 