Sabbioneta è una cittadina tutta da scoprire ma se devo scegliere il mio luogo del cuore è Il Teatro all’Antica. E’ un capolavoro di Vincenzo Scamozzi, allievo di Palladio, ed è il primo teatro al mondo costruito ex novo e autonomo rispetto ad altri edifici dell’epoca moderna*.
In questa puntata di Mantova Segreta vi portiamo a visitare tutti gli spazi di questo teatro: dall’ingresso per gli artisti al dietro le quinte, dalla passerella dei musici al palcoscenico, dalla platea alla loggia riservata al duca Vespasiano Gonzaga.
Ne parliamo insieme al sindaco Marco Pasquali ma con una sorpresa finale che è la chiesa dell’Incoronata dove troviamo il mausoleo di Vespasiano Gonzaga. Se si guarda in alto c’è una galleria che assomiglia proprio ai palchi di un teatro. E’ l’ultima volontà del duca di essere protagonista anche qui, dopo la sua morte.
E alla fine la marchesa sarebbe stata contenta di noi (almeno lo speriamo…)
Una grande partecipazione alla presentazione del libro di Giannetto Bongiovanni su Isabella d’Este, ripubblicato da Editoriale Sometti.
Io e Nicola Sometti ci siamo divertiti molto e anche il pubblico ha seguito fino in fondo il racconto della vita di Isabella d’Este scritto da un vero e proprio fan come Giannetto. Il fatto che fosse un follower della marchesa lo si capisce da come la descrive mettendola a confronto con il marito Francesco II Gonzaga, la cognata Lucrezia Borgia e il figlio Federico II.
Il libro è davvero godibile e divertente e soprattutto Giannetto Bongiovanni, da vero giornalista, non risparmia alcune stoccate alla marchesa quando parla della sua passione per le opere d’arte e le cose preziose. Qui Isabella non guarda in faccia a nessuno e sono alcune delle pagine più efficaci del libro.
Molte risate, molte emozioni, tante storie e alla fine due sorprese in stile ovetto Kinder per ricordare Isabella d’Este e Francesco II Gonzaga, i “Sandra e Raimondo” del Rinascimento italiano.
Quanti turisti porta Rigoletto a Mantova? E Romeo e Giulietta? Non lo so, e forse non lo sa nessuno. Ma una cosa è certa: le storie – belle o brutte, vere o inventate – hanno sempre avuto il potere di far muovere le persone. Chi ascolta un racconto appassionante, prima o poi, vuole vedere di persona dove tutto è accaduto. Anche quando non è accaduto affatto.
Rigoletto, per Mantova, è stato un colpo di fortuna. Una storia che nasce come “falso storico al quadrato”: un personaggio inventato, in una vicenda che all’inizio non aveva nulla a che vedere con Mantova.
Se Mantova fosse Venezia (ma con i piedi per terra)
Il rio, per gli italiani, è un torrentello qualsiasi come dice il dizionario. Per i mantovani, invece, è molto di più: un piccolo Canal Grande che attraversa la città, dal lago Superiore al lago Inferiore, regalando scorci che fanno venire voglia di scattare foto… anche senza filtri Instagram. Certo qui non ci sono le gondole e le serenate: ci sono gli scorci che rubi passando dai ponti rimasti e passeggiando sul Lungorio o in vicolo Sottoriva.
Le Pescherie sarebbero il ponte di Rialto
Se a Venezia c’è il Ponte di Rialto, a Mantova ci sono le Pescherie di Giulio Romano, un ponte abitato come ad esempio il Ponte Vecchio a Firenze o alcuni dei più antichi ponti di Parigi. Non male, se pensiamo che Giulio Romano era l’architetto di fiducia dei Gonzaga e il progettista di Palazzo Te. Se lo osservate bene questo ponte, tra l’altro, scoprirete che in realtà sono tre ponti e quello centrale è il più antico ed era intitolato a San Domenico, il convento costruito lì accanto. Oggi dal ponte delle Pescherie si ammira l’altro Lungorio, quello originale che si chiama vicolo Sottoriva con gli alberi e con il ricordo delle bugandere – le lavandaie che, molto prima delle lavanderie a gettoni, sciacquavano i panni direttamente nel canale.
Il Rio e i frati (conventuali e predicatori)
Il Rio entra in città dal lago Superiore e incontra subito uno dei conventi più importanti di Mantova, quello dei francescani, e poi incrocia il convento dei domenicani dopo aver fatto un curvone (dove oggi troviamo corso della Libertà). Sulla riva sinistra del Rio il convento di San Francesco, con i frati custodi delle tombe dei Gonzaga; sulla riva destra i domenicani, con la loro chiesa di San Domenico, demolita nel secolo scorso ma con un campanile ancora lì, a fare da testimone. I frati predicatori, così si chiama l’ordine domenicano, vegliavano sulla Beata Osanna Andreasi e su Giovanni dalle Bande Nere.
A sud di Mantova la pianura è infinita, distesa tra filari di pioppi, canali e gli argini del Po. Qui, quasi come due sogni o miraggi, compaiono Sabbioneta e San Benedetto Po. Non sono luoghi qualsiasi: custodiscono due sogni nati a secoli di distanza. Vespasiano Gonzaga, duca visionario, volle la sua città ideale. Tedaldo di Canossa, molto prima di lui, fondò un monastero destinato a diventare uno dei più importanti d’Europa.
Sabbioneta, la città ideale di Vespasiano
Entrare a Sabbioneta è come aprire un libro del Rinascimento. Le mura bastionate raccontano la passione militare di Vespasiano, ma appena varcata una delle due porte monumentali ci si ritrova in un teatro urbano a cielo aperto: il Palazzo Ducale, il Palazzo del Giardino, il Corridor Grande. Tutto sembra pensato per stupire.
C’è un luogo, all’interno della cattedrale di Mantova, che i fedeli chiamano semplicemente “l’Incoronata”. È il santuario della Beata Vergine incoronata Regina di Mantova, uno spazio raccolto ma ricco di storia e di arte. La sua origine risale alla venerazione di un’immagine mariana molto amata, la cosiddetta Madonna di Sant’Anselmo: una tradizione che affonda le radici nei secoli e che rende questa piccola chiesa probabilmente la più antica della diocesi tra quelle dedicate alla Vergine.
Una chiesa dentro la cattedrale
L’Incoronata è un ambiente che vive quasi di vita propria all’interno del duomo di San Pietro, che è al tempo stesso cattedrale, chiesa parrocchiale e santuario. Monsignor Roberto Brunelli, nel volume Il Duomo racconta, la descrive come parte integrante della “macchina” della cattedrale. Vi si accede dalla parte sinistra delle navate del duomo, attraverso un corridoio. Si salgono alcuni gradini e si supera una cancellata e si arriva in uno spazio discreto, collegato direttamente alla sagrestia.
L’immagine che parlò a Sant’Anselmo
Dietro l’altare spicca l’antico affresco della Madonna col Bambino. Secondo la tradizione, proprio davanti a questa immagine Anselmo da Baggio – consigliere di Matilde di Canossa e futuro patrono della città – era solito pregare. Si racconta che la Vergine gli avesse promesso la sua protezione sulla città di Mantova. La notizia, insieme ai presunti miracoli avvenuti per intercessione della Madonna, fece crescere enormemente la devozione popolare. Non a caso, l’affresco venne ribattezzato Santa Maria dei Voti.
La costruzione della chiesa, la disputa e la raccolta fondi del Quattrocento
Il santuario, però, fu costruito solo nel Quattrocento. Era il 1481 quando il marchese Federico I organizzò in piazza San Pietro una grande disputa pubblica sul tema dell’Immacolata Concezione, argomento allora molto dibattuto tra domenicani e francescani. Vinse il francescano Bernardino da Feltre che si era confrontato con il domenicano Vincenzo Bandello. La manifestazione si trasformò in una raccolta fondi di enorme successo: una sorta di “crowdfunding” ante litteram che permise di avviare i lavori.
All’architetto toscano Luca Fancelli fu affidata la costruzione. Il progetto iniziale prevedeva una chiesa a croce latina con navata e transetto, ma i lavori presero una direzione diversa. Quella che doveva essere la navata principale rimase isolata e diventò l’attuale sagrestia, mentre il transetto divenne la navata unica dell’attuale chiesetta.
La sagrestia nascosta
Proprio la sagrestia è uno dei tesori più sorprendenti di Mantova, poco conosciuto persino ai mantovani. Basta alzare lo sguardo alla volta per ammirare affreschi di ispirazione mantegnesca che raccontano episodi della vita della Vergine. Tra essi spicca una delicata Natività: Maria raccolta in preghiera, Giuseppe addormentato e, accanto, il bue e l’asino.
Il titolo di Regina di Mantova
La svolta per la chiesetta avvenne nel 1640, quando Maria Gonzaga – figlia del duca Francesco IV e moglie di Carlo di Nevers – volle affidare il futuro del ducato e del giovane figlio Carlo II alla protezione della Vergine. Fu allora che Santa Maria dei Voti divenne ufficialmente il santuario della Beata Vergine incoronata Regina di Mantova. Il 28 novembre di quell’anno, una statua raffigurante la Madonna venne portata in processione fino alla basilica di Sant’Andrea per essere incoronata, prima di fare ritorno in duomo. Da allora, la festa si celebra ancora oggi la prima domenica dopo San Martino (11 novembre), richiamando fedeli e tradizioni secolari.
Una curiosità: i 6 corpi di beati custoditi nell’Incoronata
Nelle due cappelle laterali poste all’inizio della piccola navata ci sono sei altari che custodiscono i corpi di altrettanti beati mantovani. Si tratta di Giovanni Bono, Battista Spagnoli, Bartolomeo Fanti (nella cappelletta a sinistra), Giacomo Benfatti, Marco Marconi e Caterina Carreri (nella cappelletta di destra).
Un’unità ritrovata con lo sguardo alla Sagrestia
Oggi con l’inserimento di una porta in vetro che divide la sagrestia dall’Incoronata si è ritrovata una sorta di unità di quel progetto che vedeva la chiesetta con una pianta a croce. Si può quindi intuire come doveva essere probabilmente il progetto originale e immaginare la chiesa così come era stata pensata. Piccola nelle dimensioni, ma grande per la sua storia e per la devozione che continua a suscitare.
The Crowned Virgin of Mantua: a Hidden Sanctuary of Faith and History
Inside Mantua’s cathedral lies a little-known treasure: the Sanctuary of the Crowned Virgin, affectionately called Incoronata by locals. Born from the medieval devotion to an ancient fresco of the Madonna and Child—believed to have spoken to Saint Anselm—it became one of the city’s most cherished places of worship. Its construction in the 15th century followed a spectacular theological debate in Piazza San Pietro, which turned into a successful fundraising event, a true “crowdfunding” before its time. Designed by architect Luca Fancelli, the sanctuary hides a sagresty adorned with Mantegna-inspired frescoes. In 1640, thanks to Maria Gonzaga, the Virgin was solemnly crowned “Queen of Mantua.” Today, the sanctuary still preserves centuries of devotion, six local blessed figures, and a unique atmosphere where history, art and spirituality meet.
La Vierge Couronnée de Mantoue : un sanctuaire secret entre histoire et dévotion
Au cœur de la cathédrale de Mantoue se trouve un lieu discret mais fascinant : le sanctuaire de la Vierge Couronnée, que les habitants appellent familièrement Incoronata. Sa naissance remonte à la vénération d’une fresque médiévale de la Vierge à l’Enfant, associée à des miracles et à la prière de saint Anselme. Édifié au XVe siècle après un débat public passionné sur l’Immaculée Conception — transformé en étonnante collecte de fonds —, il fut confié à l’architecte Luca Fancelli. Sa sacristie conserve encore des fresques d’inspiration mantegnesque d’une rare beauté. En 1640, sous l’impulsion de Marie Gonzague, la Vierge fut couronnée « Reine de Mantoue ». Aujourd’hui, l’Incoronata continue d’attirer fidèles et curieux, abritant six bienheureux mantouans et offrant une expérience unique entre art, foi et histoire.
Per ferragosto il Santuario delle Grazie vive il suo giorno più bello: fiumi di pellegrini affollano il sagrato che viene dipinto dai Madonnari. Eppure questo luogo sta nel cuore di tutti i mantovani che da sempre vengono in pellegrinaggio qui: chi per chiedere una grazie, chi per ringraziare di averla ottenuta, chi per tornare bambino e guardare il coccodrillo appeso la in aria.
Quest’anno cadono i 600 anni della Fiera delle Grazie e quindi ho pensato di dedicare un articolo a questo santuario mariano che è davvero unico al mondo. Ecco alcune stranezze e curiosità che ho concentrato in questa doppia pagina pubblicata su MCG – Mantova Chiama Garda.
Ecco i testi utilizzati per la pagina e di seguito le pagine singole. Per chi volesse sfogliare MCG on line lo può fare al link seguente MCG Agosto 2025/Settembre 2025
Il Santuario delle Grazie è nel cuore di tutti i mantovani e ognuno di loro ha almeno un ricordo da condividere
Non puoi essere considerato un mantovano se non sai cosa succede il 15 di Agosto al Santuario delle Grazie. La tradizione prevede di arrivare di mattina prestissimo alla Fiera, partecipare alla messa e poi mangiare il panino con il cotechino. Questo spuntino è uno dei rivelatori attivi di mantovanità: se riesci a mangiartelo anche con 40 gradi all’ombra sei davvero di Mantova. Eppure questa è solo una delle tradizioni delle Grazie un borgo minuscolo che durante i tre giorni della festa dell’Assunta ospita quasi 150.000 visitatori. Tra l’altro quest’anno cadono i 600 anni della fiera istituita con una grida di Gianfrancesco Gonzaga l’11 agosto del 1425, quando era ancora capitano del popolo di Mantova. Questo santuario lo potremmo definire POP, nel senso di popolare, perché racchiude storie legate alla devozione, alla fiera e anche a tradizioni o leggende come quella del coccodrillo scappato dal serraglio dei Gonzaga e ancora appeso alla volta della chiesa. Oggi ve ne raccontiamo alcune partendo dal sagrato.
C’è un momento nella storia del Rinascimento dove Isabella d’Este e Leonardo da Vinci si trovano nello stesso luogo: a Mantova. L’artista è in fuga da Milano, la marchesana non vede l’ora che le faccia un ritratto. Siamo nell’inverno del 1499, in un momento cruciale per la storia d’Italia e non solo.
Per Leonardo termina il suo periodo milanese, uno dei più intensi e produttivi e per Isabella è l’occasione della vita: avere un ritratto realizzato dal più grande artista del mondo che possa eguagliare la bellezza della Dama con ermellino, Cecilia Gallerani l’amante del Moro.
Ma forse non è il momento giusto per nessuno dei due: il pittore è assillato dalla preoccupazione per il suo futuro e sopporta sempre meno il fatto di dover sottostare alle imposizioni dei suoi committenti. Isabella è in dolce attesa e molto nervosa perché non è ancora riuscita a dare un erede al marito Francesco II Gonzaga (Federico, il primo figlio maschio, nascerà il 17 maggio del 1500).
L’incontro a Mantova tra Leonardo e Isabella sarà indimenticabile per entrambi. Ecco perché ho provato ad immaginare un’intervista doppia stile “Le Iene” realizzata nella Camera degli Sposi del Castello di San Giorgio. Ecco il risultato.
1. Il vostro nome e cognome
Isabella: Isabella d’Este, Marchesa di Mantova, nipote dei Re d’Aragona, figlia e sorella dei duchi di Ferrara, moglie e madre dei marchesi di Mantova. Semplicemente la donna che ha fatto il Rinascimento.
Leonardo: Leonardo di ser Piero da Vinci. Figlio illegittimo, ma con qualche idea in testa. Un artista che sfugge alle etichette e alle regole.
Molti sanno che non posso considerarmi un fan di Isabella d’Este ma sono da sempre un appassionato di storie e di curiosità e quindi ho accettato volentieri di parlare della marchesana con Nicola Sometti.
Vi aspettiamo quindi a
Isabella d’este: un romanzo di Giannetto Bongiovanni
Venerdì 29 agosto 2025 alle 18.30 alla Tenda Libreria del Festival in piazza Sordello a Mantova con Giacomo Cecchin e Nicola Sometti La partecipazione è libera e gratuita (astenersi fan di Lucrezia Borgia e Isabella Boschetti)
Era un po’ che l’idea ci girava in testa a me, Nicola Sometti e soprattutto a Edoardo Agosti del Libraccio: festeggiare i primi 4 anni del libro Mantova, 5 cose che so di lei insieme ai lettori. Non una presentazione classica ma una sorta di racconto di cosa è successo in questi 4 anni tra lettori/camminatori, lettori che si bello il libro però una mappa, lettori che ah ma l’hai scritto tu?
Ecco allora la festa di compleanno quadriennale del libro cui siete tutti invitati: chi l’ha letto, chi non l’ha letto, chi l’ha letto in libreria a rate, chi l’ha comprato ma non ha ancora avuto il tempo… Insomma chiunque abbia voglia di condividere un po’ di tempo con noi durante il Festivaletteratura ma fuori dal programma.
Vi aspettiamo a:
Mantova, 5 cose che so di lei: 4 anni e non sentirli
Il libro che cammina ancora (e parla, racconta e si diverte Mantovagando per la città) Venerdì 5 settembre ore 21.00 in Piazza Canossa e poi alle 21.30 al Libraccio in via Verdi 50 a Mantova