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~ Racconti, personaggi e curiosità su Mantova

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Archivi tag: Mantoue

Caldi dolci: sei di Mantova o vieni da fuori? Un indicatore attivo di mantovanità!

02 domenica Nov 2025

Posted by mantovastoria in Curiosità, Storia Locale

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caldi dolci

Ci sono molti modi per capire se sei un mantovano vero, se abiti nel cuore di Mantova oppure nella periferia o addirittura fuori città. Il dialetto, l’accento, i modi di fare, come vivi la città: tutto parla e racconta di te.

Per uno nato “in periferia” il centro può arrivare fino a piazza dei Mille e al ristorante I Due Cavallini; per chi è del centro vero e sente suonare le campane di sant’Andrea la città finisce al Rio o poco oltre il Teatro Sociale.
Ma c’è un altro radar davvero infallibile per individuare la mantovanità: i «caldi dolci». Quelle specie di “polentine dolci” con uvetta e zucchero a velo che si trovano a Mantova solo nei giorni attorno al 2 novembre.
Prova a chiedere se conosce i caldi dolci a un mantovano della provincia, o ad uno della prima periferia, oppure a chi è appena arrivato in città: molto probabilmente otterrai uno sguardo interrogativo e nessuna risposta.

Perché i caldi dolci sono un vero test di mantovanità attiva.

E poi, visto che siamo in Italia e l’identità si misura in metri, non in chilometri, c’è un altro aspetto divertente. Chiedi: “dove compri i tuoi caldi dolci?” Se sei davvero del centro, ci sarà il negozio “giusto” e cambiarlo è quasi un sacrilegio.
Io, che non sono nato nel centro ma ho imparato ad amare i caldi dolci, permettimi di darti la mia personale classifica dei punti vendita:

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Romeo, Giulietta e Mantova: Bandello inventa, Shakespeare copia e Dickens… ci stronca

12 venerdì Set 2025

Posted by mantovastoria in Curiosità, Shakespeariana, Storia Locale

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Mantova entra di diritto nella tragedia di Romeo e Giulietta secondo William Shakespeare: qui Romeo si rifugia in esilio, compra il veleno e riceve la “fake news”, la notizia più sbagliata della storia del teatro. Ma tra Shakespeare che copia da Bandello e Dickens che ci stronca, Mantova non esce proprio benissimo.

Lo sapevi che a Mantova Romeo compra il veleno?

Nella tragedia più famosa del mondo, l’esilio di Romeo lo porta diritto a Mantova.
Qui riceve la notizia della morte (finta) di Giulietta e qui da uno speziale mantovano acquista la pozione micidiale che lo condanna (forse merito anche della grande rivalità tra Mantova e Verona visto che la vendita del veleno era vietata soprattutto se non avevi la ricetta).
Altro che finti balconi veronesi: noi abbiamo una vera farmacia letteraria (che nella città del Festivaletteratura non può mancare).

Frate Lorenzo non aveva WhatsApp

Se Shakespeare avesse scritto oggi la storia di Romeo e Giuletta, la tragedia durerebbe la metà.
Un messaggino del frate Lorenzo e Romeo avrebbe saputo che Giulietta non era morta.
Ma senza quel “piccolo dettaglio”, addio capolavoro shakespiriano.
Morale: i drammi del Bardo funzionano solo offline.

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Ercolano Marani: la voce (pacata) delle strade di Mantova

08 lunedì Set 2025

Posted by mantovastoria in Curiosità, Libri, Storia Locale

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Sono passati più di trent’anni dalla sua scomparsa, ma chi per mestiere o per semplice passione mette le mani nella storia di Mantova prima o poi lo incontra, in una nota, in un articolo, in una citazione. Parliamo di Ercolano Marani: il suo nome spunta quasi in ogni bibliografia, ricompare sulla rivista Civiltà Mantovana, riaffiora negli stradari. E anche nel mio ricordo è legato a due pubblicazioni fondamentali: i saggi su Vie e piazze di Mantova usciti su Civiltà Mantovana e la sua Guida illustrata che ancora oggi mi accompagna nella mia attività di guida turistica.

Un professore in cammino

Marani nasce a Castellucchio nel 1914 e muore a Mantova nel 1994, a 80 anni. Una vita spesa a mettere ordine — con pazienza certosina — nella toponomastica della città ma non solo: toponimi, vicoli, contrade, palazzi e case minori, come i tasselli di un puzzle che se completato racconta un centro storico. Nel 2015 il Comune ha presentato un quaderno che raccoglie i suoi testi sulle vie e piazze (pubblicazioni 1966–1984, poi interrotte dalla malattia) e ha inventariato le sue carte, censendo 59 toponimi con note storiche e d’arte.

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Mantova, città-teatro: quando la storia va in scena

04 giovedì Set 2025

Posted by mantovastoria in Itinerari, Storia Locale

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Candida Höfer, Mantova, Teatro Scientifico Bibiena , 2010, 180×225 cm © Candida Höfer

Una città che porta il teatro nel nome

Forse non ci pensiamo, ma in quasi tutti i teatri del mondo si pronuncia il nome di Mantova. Accade quando, indicando il tendaggio che corre sopra il sipario, si parla della mantovana.
Eppure il legame tra la città e il teatro non è solo nominale: basta passeggiare tra le piazze e i palazzi per capire che qui ogni angolo è scenografia, ogni spazio è palcoscenico.

Piazza Sordello: il potere in scena

Oggi è il cuore monumentale della città, ma nel Trecento Piazza Sordello non esisteva: c’era il sagrato del duomo e un quartiere medioevale che occupava questo spazio. La piazza la vediamo nella Cacciata dei Bonacolsi di Domenico Morone, dipinto nel 1494 e quindi dopo che i Gonzaga avevano creato lo slargo chiamato all’epoca Piazza Grande di San Pietro. Da sempre Piazza Sordello è un doppio teatro: luogo del potere politico e sagrato della Cattedrale. Un tempo era chiusa da un’esedra cinquecentesca che collegava Duomo e Palazzo Ducale: immaginate l’effetto scenografico… oggi purtroppo perduto.

piazza Broletto e piazza Erbe: le cartoline della Mantova comunale

Le piazze più vissute sono però Broletto ed Erbe, collegate dal sottoportico dei Lattonai che attraversa il Palazzo del Podestà. Qui c’è Virgilio che osserva sornione il mercato dalla sua cattedra universitaria, la torre civica che un tempo era carcere e le tracce di tortura medievale negli anelli posti sotto l’Arengario.
Attraversando il passaggio del sottoportico dei lattonai si fa un viaggio al tempo della Mantova medioevale, quella dove il Romeo di Shakespeare langue per la usa Giulietta. Sbucando in piazza Erbe la storia incontra il mercato, il palazzo della Ragione, l’orologio astronomico e la Rotonda di San Lorenzo oltre alla casa del Mercante e al cupolone di Sant’Andrea che custodisce la reliquia del Sangue di Cristo e incombe sui portici che sono il teatro della vita quotidiana.

Giancarlo Businelli – olio su tela
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Se Mantova fosse Venezia, il Rio sarebbe il Canal Grande e il ponte delle Pescherie Rialto

27 mercoledì Ago 2025

Posted by mantovastoria in Storia Locale

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Se Mantova fosse Venezia (ma con i piedi per terra)

Il rio, per gli italiani, è un torrentello qualsiasi come dice il dizionario. Per i mantovani, invece, è molto di più: un piccolo Canal Grande che attraversa la città, dal lago Superiore al lago Inferiore, regalando scorci che fanno venire voglia di scattare foto… anche senza filtri Instagram.
Certo qui non ci sono le gondole e le serenate: ci sono gli scorci che rubi passando dai ponti rimasti e passeggiando sul Lungorio o in vicolo Sottoriva.


Le Pescherie sarebbero il ponte di Rialto

Se a Venezia c’è il Ponte di Rialto, a Mantova ci sono le Pescherie di Giulio Romano, un ponte abitato come ad esempio il Ponte Vecchio a Firenze o alcuni dei più antichi ponti di Parigi. Non male, se pensiamo che Giulio Romano era l’architetto di fiducia dei Gonzaga e il progettista di Palazzo Te. Se lo osservate bene questo ponte, tra l’altro, scoprirete che in realtà sono tre ponti e quello centrale è il più antico ed era intitolato a San Domenico, il convento costruito lì accanto. Oggi dal ponte delle Pescherie si ammira l’altro Lungorio, quello originale che si chiama vicolo Sottoriva con gli alberi e con il ricordo delle bugandere – le lavandaie che, molto prima delle lavanderie a gettoni, sciacquavano i panni direttamente nel canale.


Il Rio e i frati (conventuali e predicatori)

Il Rio entra in città dal lago Superiore e incontra subito uno dei conventi più importanti di Mantova, quello dei francescani, e poi incrocia il convento dei domenicani dopo aver fatto un curvone (dove oggi troviamo corso della Libertà). Sulla riva sinistra del Rio il convento di San Francesco, con i frati custodi delle tombe dei Gonzaga; sulla riva destra i domenicani, con la loro chiesa di San Domenico, demolita nel secolo scorso ma con un campanile ancora lì, a fare da testimone.
I frati predicatori, così si chiama l’ordine domenicano, vegliavano sulla Beata Osanna Andreasi e su Giovanni dalle Bande Nere.

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San Benedetto in Polirone e Sabbioneta: due sogni tra nebbie e zanzare

26 martedì Ago 2025

Posted by mantovastoria in Itinerari, Storia Locale

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A sud di Mantova la pianura è infinita, distesa tra filari di pioppi, canali e gli argini del Po. Qui, quasi come due sogni o miraggi, compaiono Sabbioneta e San Benedetto Po. Non sono luoghi qualsiasi: custodiscono due sogni nati a secoli di distanza. Vespasiano Gonzaga, duca visionario, volle la sua città ideale. Tedaldo di Canossa, molto prima di lui, fondò un monastero destinato a diventare uno dei più importanti d’Europa.

Sabbioneta, la città ideale di Vespasiano

Entrare a Sabbioneta è come aprire un libro del Rinascimento. Le mura bastionate raccontano la passione militare di Vespasiano, ma appena varcata una delle due porte monumentali ci si ritrova in un teatro urbano a cielo aperto: il Palazzo Ducale, il Palazzo del Giardino, il Corridor Grande. Tutto sembra pensato per stupire.

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